Su Jess di settembre (via Magister) domande a “uno dei più grandi pensatori cristiani viventi”, Jürgen Moltmann, teologo protestante. Estraggo:
- anche lei [come il Papa] è dell’opinione che questo legame [tra cristianesimo e cultura ellenistica] sia così importante?
«Questo legame è importante per l’Europa, ma non lo è per il cristianesimo extraeuropeo: cioè, esso rappresenta il percorso del cristianesimo nel mondo romano-ellenistico, con cui si giunge alla fusione tra cristianesimo e pensiero greco che Joseph Ratzinger ha evidenziato. Non riguarda però la cristianità siriana, la cristianità persiana, quella armena e quella che si situa al di fuori di questo circolo culturale: perciò questo legame è corretto solo se viene delimitato. E in secondo luogo, questo è il paradigma medievale di Tommaso D’Acquino, ma non il paradigma moderno del nuovo concetto di ragione di Immanuel Kant, di Hegel e del pensiero scientifico moderno. Perciò questo approccio è storicamente corretto e io lo accetto storicamente, ma non rappresenta il pensiero moderno e la sintesi di cristianesimo e pensiero moderno
- lei pensa che non esista una sola forma di cristianesimo, bensì diversi modi di essere cristiani?
«Sì, se si va in Africa o in Asia diventa chiaro che c’è un cristianesimo costantiniano e uno non-costantiniano
- Come si può credere ancora in Dio dopo Auschwitz?
«E a chi si deve credere dopo Auschwitz, se non a Dio? Se si dicesse "Dopo Auschwitz non si può più credere in Dio", allora Hitler avrebbe annientato non solo il popolo ebraico, ma anche il Dio d’Israele
- Qual è la visione di Moltmann sull’uomo contemporaneo?
«Dell’uomo moderno ho l’impressione che non ami la vita nel modo corretto: per questo fa esperimenti con embrioni e feti, come se fossero il primo stadio della vita umana e non degli esseri umani veri e propri.
Non che condivida tutte queste risposte, ma rimangono interessanti. Come quest’ultima:
- Lei vede la possibilità di un’apertura in questo campo o crede a un irrigidimento delle religioni?
«Per uno sguardo sull’islam bisognerebbe chiedere ai cristiani che vivono nei Paesi islamici. Non rivolgersi al cristianesimo europeo, bensì ai cristiani copti in Egitto, ai siriani in Siria, e così via. quanto ne so, non esiste un dialogo tra musulmani e cristiani in Egitto, benché i musulmani vengano spesso invitati a Milano per fare dialogo.
Però. Segue forse che per uno sguardo sul cristianesimo bisognerebbe chiedere ai musulmani che vivono in Europa? E che si fa se pure loro dicono che no, dialogare non è possibile? E se invece dicono sì, Moltmann intende forse che non bisogna raccogliere questa disponibilità perché i musulmani in Egitto dicono che non si può? Come dire: siete europei, ma solo di passaggio. Tornate pure in Egitto. E poi, quel che dovrebbe premere di più a Moltmann (e che filosoficamente preme pure a me): si fa un gran parlare di dialogo, e delle condizioni di simmetria e di reciprocità che sarebbero inscritte nella sua stessa natura. Ma il gesto con il quale si offre il dialogo, almeno per un cristiano, dovrebbe essere del tutto asimmetrico, e anche un non cristiano dovrebbe sospettare che l’apertura del dialogo non può stare alle condizioni del dialogo.