Miracoli

Al centro della relazione di Bagnasco, io metto il paragrafo 8:
"c’è un interrogativo che sorge e che formulerei così: esiste una modalità, compatibile con la democrazia, grazie alla quale nutrire un ethos collettivo partecipato e ad un tempo capace di resistere e sopravanzare rispetto alle dissipazioni del costume?
Non è una domanda oziosa. Come non lo è quest’altra: lo Stato, inteso come comunità politica strutturata, ha solo il compito di registrare e in qualche modo regolamentare le spinte comportamentali che emergono dal corpo sociale, o deve anche promuovere un’idea di bene comune da perseguire e dunque trasmettere alle generazioni di domani, in un progetto di società aperta e insieme capace di futuro? So bene che sullo sfondo di simili interrogativi qualcuno potrebbe paventare i fantasmi di uno Stato etico, che in realtà però nessuno vuole, e che noi meno di tutti potremmo accettare. E tuttavia, la preoccupazione di non aprire la strada a queste derive non può essere un alibi che impedisce di affrontare questioni che sono e saranno sempre più decisive".
Il guaio è, dice Bagnasco (§ 9), che siamo o rischiamo di essere un "paese spaesato". E allora? "A me pare illusorio – continua – sperare in un improvviso quanto miracolistico rinsavimento morale, se al punto in cui ci troviamo non avviene una ricentratura profonda, da parte dei singoli soggetti e degli organismi sociali, sul senso e sulla ragione dello stare insieme come comunità di destini e di intenti. E se, grazie anche al contributo della religione e alla considerazione ad essa riservata, non acquisteranno una evidenza nuova e una credibilità proporzionata i valori essenziali per una convivenza"
Ora, mi costa ma: voglio essere d’accordo. Niente "miracolistico rinsavimento morale", ma – domando – questa "ricentratura profonda" che deve avvenire: come fa ad avvenire? Grazie anche al contributo della religione? E cioè? Questo contributo non ha nulla di miracolistico, par di capire. E cioè: il rinsavimento morale è miracolistico, e il rinsavimento religioso no?
Mah.

9 risposte a “Miracoli

  1. Beh, pensaci tu al come, visto che sei consigliere comunale e che sei d’accordo. Che cosa vorresti, che Bagnasco ti dicesse per filo e per segno come fare? E poi Malvino chi lo terrebbe più?

  2. Come è comodo farla così facile, signore finto sano.

  3. Ffdes, non capisco il tuo commento. Spiegami (perché ileggendo mi sono convinto che forse ho inteso male): Bagnasco dice che l’Italia ha bisogno di ricentrarsi. Opzione 1: Dice che la morale non fa miracoli e in morale i miracoli non accadono, ma in religione sì e perciò ve li faremo, dateci retta; Opzione 2: Dice che la morale non fa miracoli e in morale i morali non accadono, e lo stesso dicasi per la religione,sicché so che ce ne vorrebbe un po’ ma non so come fare perché ce ne sia di più o di meglio?
    In entrambi i casi, non mi pare esemplare il ragionamento di Bagnasco, visto pure che ci tiene tanto, come il Papa, a dire che parla alla ragione, col logos o non so con cosa.
    Quanto a me, voglio sperare che tu abbia inteso in che senso sia d’accordo.Ad ogni modo, essendo io marxista-leninista dire che per ricentrare moralmente bisogna cambiare l’economia del paese. Può darsi che questa risposta sia sbagliata,ma almeno non mi appare così poco conseguente come quella di Bagnasco.

  4. io sono daccordo con Bganasco solo la religione puö aiutarci a ricentrare il paese e noi stessi, tuttavia penso di non essere daccordo che la religione adatta a ciö sia la cristiana, molto meglio, molto piü autocentrante quella buddista.
    Saluti da Gmunden

  5. io invece pratico i culti maya, ma solo al pomeriggio

  6. A me pare che Bagnasco dica: la morale non fa miracoli, bisogna riscoprire la convenienza individuale e sociale dello stare insieme. Su questo, sulla capacità di fornire ragioni e contributi in tal senso, si gioca il ruolo della religione in una convivenza laica. Il che, volendo, avrebbe pure molto a che fare con l’economia del Paese, certo. Ci vorrebbero, ad esempio, degli amministratori che, ragionando su quanto ciò sia conveniente, operassero in vista del bene comune della collettività da loro amministrata e non, che so, della loro rielezione o del favorire gli amici. Tratterebbesi, mi par che dica Bagnasco, di etica non moralistica. Etica ragionevole. Che ognuno faccia il suo.

  7. Non se essere più terrorizzato da un golpe neoguelfo che instauri una severissima teocrazia papalina (così faccio contento quel fesso di Ffdes sfilando col cartello “No vatican, no taliban”, ché così gli piaccio) o se cagarmi addosso all’idea del sano buon senso dell’Italietta anni ’50 che parrebbe nell’opzione di cui al #6. Insomma, a questo stiamo: il popolo è plebe, potrebbe sbagliare, diamogli un tutore (eventualmente illuminato: dal Logos, dalla Ragione, da Dio o come cazzo lo si vuol chiamare). Oh – datemi i sali, svengo – non lo chiamiamo Stao etico, neh, ché è indelicato.
    Più temnpo passa, caro il Ffdes, e più mi ti riveli per un cristiano squagliato nel cattolicesimo.

  8. Mi scuso per qualche errore d’ortografia nel commento precedente: digitavo sulla tastiera un po’ irritato.

  9. Quel fesso di Ffdes non capisce (essendo fesso, è nella logica delle cose) dove Malvino, leggendo il commento #6, vi trovi l’idea che il popolo sia plebe, che necessiti di un tutore, che ci sia bisogno di uno stato etico comunque venga poi chiamato.

    P.S.: al contrario di quel che dice il medesimo Malvino, Ffdes è un cattolico squagliato nel cristianesimo.

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