E’ eugenetica. Perciò, mi perdonino i genitori di Cagliari, ma parlo ben a proposito di nazismo. Moralmente: la diagnosi preimpianto e le sperimentazioni del dottor Mengele sono la stessa cosa. Ora, quel che mi infastidisce dell’articolo di Lucetta Scaraffìa (che sostiene questa tesi) è che, a parte ogni altra considerazione, da qualche parte avrebbe pur dovuto scrivere che è la stessa cosa perlomeno nell’ipotesi che quello che non verrebbe impiantato a Cagliari è una persona proprio come quella che veniva scartato dal medico di Auschwitz. Dico: a parte ogni altra considerazione, perché non si osserva questa correttezza minima?
Se il dottore dice a mia moglie: se vuole un figlio sano, non fumi durante la gravidanza, e stia lontana dai gatti, nessuno dice che è eugenetica, e che il dottor dà consigli nazistoidi. Ma – obietterebbe subito la Scaraffia – qui non si tratta di badare alla salute del nascituro, ma di eliminare (non impiantare: ma sorvoliamo) il nascituro che non fosse sano. Sarà, ma la differenza regge solo se il nascituro è già una persona, proprio come gli internati con cui si dilettava il dottor Morte. E così siamo di nuovo al punto. Ma allora perché uno scrive un articolo del genere, tutto giocato sulla analogia col nazismo, sottacendo il punto?
(Ripeto: a parte ogni altra considerazione)
Penso che ormai ci sia una tendenza da parte di certuni a dare per scontato che un embrione è una persona; forse è anche una tattica propagandistica: considerare qualcosa come una verità talmente ovvia che non vale più la pena di menzionarla.
Ma ci sono comunque indizi che l’accusa di eugenetica si stia estendendo anche a pratiche preconcezionali: qualche tempo fa commentavo un articolo del Foglio che mi sembrava muoversi in questa direzione. Sarebbe interessante riuscire a trovare altri esempi.
Quello che trovo inconcepibile è la natura “tecnica” del pronunciamento di mons.Betori, che con sollecitudine degna del più solerte dei parlamentari si è affrettato a dichiarare l’incompatibilità della sentenza di Cagliari con la legge sulla procreazione assistita e con il pronunciameno della Corte Costituzionale. Possibile che dopo appena qualche ora lui conoscesse già il testo della sentenza? Ed è concepibile che un vescovo entri fino a questo punto nel merito di questioni giuridiche tanto complesse che riguardano il laico stato italiano?
perchè certi termini e certi paragoni, auschwitz, nazismo, ecc., facilitano il fine: spaventare il popolo bue e ottenere che passino dalla propria parte sfruttandone l’ignoranza