"Caro Walter Veltroni,
gli antichi maestri insegnavano che il senso del pensiero filosofico è nelle domande prima ancora che nelle risposte. Vale anche per il pensiero politico. I nostri progetti di vita individuale, al pari dei progetti politici di vita collettiva, sono figli dei nostri dilemmi. Per questo motivo, in filosofia come nella vita come in politica, è tanto importante porsi i giusti interrogativi".
Giusto, giustissimo. Con questa premessa, però, uno poi si aspetta veramente la giusta domanda, la domanda che, per essere suggerita dal pensiero filosofico, si discosti un po’ dal senso comune e mostri le cose in una luce meno ordinaria. (Io mi sono permesso di usare, anche se meno romanzato, un incipit analogo – perché tornano sempre utili, gli "antichi maestri" -, proprio per mostrare come una domanda che circola largamente non sia, a mio modesto avviso, una buona domanda).
Ora invece Scurati (è lui, che manda lettere a Veltroni), che ti fa? Ti propone come domanda una domanda per formulare la quale tutto ci vuole meno che la filosofia. Una domanda che, altro che antichi maestri, qualunque quindicenne è in grado di porre, prima ancora di giungere al terzo anno di liceo: papà, ma tu sei contrario o favorevole alla guerra? La domanda per Veltroni è se sia "contrario per principio a una guerra sull’Iran?". Scurati ha messo la parola "principio", e ora è lì, come un quindicenne però senza brufoli, che aspetta a piè fermo la risposta di Veltroni.
Ma pensa te.