1.
Alle pareti, una vecchia locandina: "Resuscitation’s Two Days". Ma non era al terzo giorno?
2.
Mentre una signora si sistema i calzari, entra un signore in cerca di un camice. – Dove sono? -, domanda. La signora risponde: – Sono finiti, occorre chiederli agli infermieri -. Il signore si guarda attorno, individua il cesto con i camici usati, apre il coperchio e ne preleva uno. La signora: – Ma che fa? -. Il signore: – Eh, signo’, siamo abituati -.
3.
Mio padre fa segno. Non capisco. Prendo le lettere, e mio padre batte col dito: "U-N-A-P-E-R-O-L".
4.
Davanti al televisore, dove stazionano i parenti. Esce un infermiere e chiedo di inquadrare mio padre. – Ci sono i prima i signori -, mi risponde, indicando una coppia intenta a guardare lo schermo. – No, abbiamo già visto -, fa l’uomo. – Come avete già visto? -, risponde l’infermiere. – Devo ancora mettere il signor X -. -No, no – replica l’uomo -, è questo qua, e indica il paziente inquadrato dal televisore. La donna, al suo fianco, trattiene a stento le lacrime. – No, questo è il signor Y -, dice l’infermiere. -No, è il signor X, vuole che non riconosca mio suocero? – dice l’uomo. – Ma il signor X è quello che è arrivato stamattina? -, domanda l’infermiere. – Sì -. – Allora adesso glielo faccio vedere io -. Entra dentro. Dopo un minuto, cambia l’inquadratura del televisore. Esce l’infermiere e con aria di trionfo fa: – E allora questo chi è? -.
– Mio suocero -, risponde mestamente il signore.