E così ancora mercoledì scorso, il Presidente della Commissione Ambiente del Senato, Tommaso Sodano, ci ha spiegato sulle pagine di Liberazione che con la drammatica crisi esplosa in queste settimane ma vecchia di più di un decennio l’ambientalismo ideologico e fondamentalista non c’entra per nulla. Non c’entrano nulla i veti sui termovalorizzatori, le resistenze contro l’individuazione dei siti di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti, il fianco prestato alle proteste di piazza contro le decisioni commissariali, le immancabili richieste di un intelligente gestione dei rifiuti quando di intelligente c’è solo di non frapporre ulteriori, snervanti richieste prima che i rifiuti siano tolti dalle strade. E dopo avere questo spiegato, l’on. Sodano ha invitato il prefetto De Gennaro a non usare i poteri appena conferitigli “per scavalcare ogni tipo di norma a tutela della salute pubblica e dell’ambiente”. Terribile ammonimento, che instilla nel lettore il dubbio che si vogliano usare biecamente i poteri straordinari per ripulire le strade ed avvelenare le persone. Come se non bastassero i roghi, come se non bastassero i topi ad appestare l’aria. Come se non bastasse tutta la sfiducia che in questi anni si è accumulata per dubitare di qualunque iniziativa di governo, col risultato che non c’è piano rifiuti, reperimento di siti o proposta di smaltimento che non incontri la diffidenza delle popolazioni locali. E siccome sembra che nell’attuale fase emergenziale forse qualcosa riuscirà finalmente a muoversi, l’on. Sodano ribadisce, a scanso di equivoci, che la soluzione “non risiede negli inceneritori”, cioè nei nuovi termovalorizzatori. Persino il Ministro Pecoraro Scanio, fiero oppositore dell’impianto di Acerra, ha aggiustato sommessamente il tiro; Sodano, lui invece tiene il punto. D’altronde lo hanno ripetuto pure Gabriele Polo e Paolo Cacciari, su Il Manifesto: basta una buona raccolta differenziata per fare a meno degli inceneritori. Non importa che nel resto del mondo una cosa non escluda l’altra: ai napoletani viene chiesto di essere più furbi, non importa se nel frattempo, con i cumuli di immondizia per strada, faranno casomai la figura dei fessi. E Guido Viale, il giorno prima, sullo stesso giornale, sotto il sobrio titolo “Incenerire è un po’ morire”: affidereste “una macchina così pericolosa” come un inceneritore a politici tanto screditati? Pazienza che lo stesso Viale precisi che un impianto del genere inquina meno di uno svincolo autostradale: se viene gestito male, è molto peggio. Di qui il sospetto, il dubbio, la precauzione. E infine, inappellabile, il no. Anche perché secondo Viale c’è di meglio, per risolvere l’attuale crisi: “proibire, almeno temporaneamente, la distribuzione di prodotti usa e getta e di merci imballate in contenitori inutili, a partire dall’acqua cosiddetta minerale”. Semplice. De Gennaro elimini le bottigliette d’acqua minerale, e Napoli tornerà ad essere il paese del sole.
Il fatto è che costoro ce l’hanno con il modello di sviluppo. Napoli sta sotto montagne di spazzature, l’olezzo sale fino al cielo ma si rimane in attesa che cambi il modello di sviluppo. Se non lo si cambia, il pianeta andrà a rotoli, la terra diverrà presto un deserto, le fonti energetiche si esauriranno, le calotte polari si scioglieranno, i mari si alzeranno: cosa volete allora che siano le tonnellate di rifiuti per le strade della Campania? In questo modo, problemi seri, anzi serissimi, finiscono col diventare solo motivi di giaculatorie senza via d’uscita. Ora, se c’è un principio che sta a cuore all’ambientalismo, è il principio di responsabilità: dobbiamo prenderci cura del nostro pianeta, per quando non ci saremo. Il che è sacrosanto; quello che lo è meno, è un uso irresponsabile del principio di responsabilità, un uso senza precauzione del principio di precauzione, che per giunta viene esercitato persino quando si assumono responsabilità di governo. Così si dice no alla TAV, no agli OGM, no al nucleare, no al ponte sullo Stretto, no ai raddoppi autostradali. Tutti dinieghi che hanno un tratto in comune: ancor prima di dipendere dai casi in questione, discendono dall’esigenza palingenetica di cambiare modello di sviluppo. Come no: ma intanto? Prima dell’apocalisse, che si fa? Non sarebbe doveroso uno sforzo per coniugare la meritoria attenzione all’ambiente con l’insieme delle soluzioni concretamente praticabili in un dato frangente? Davvero il divieto dell’acqua minerale libererebbe Napoli dalla morsa dei rifiuti? O non è con proposte simili, non si sa bene se tragiche o ridicole, che si danneggia ogni seria educazione ambientale, minandone la credibilità, e finendo con l’alimentare un antico male napoletano, il fatalismo, cioè l’esatto opposto di quella spinta al cambiamento che si vuole favorire?
Su una cosa, infine il sen. Sodano ha ragione. Non si faccia lo scaricabarile, anche in queste circostanze. Ciascuno si assuma fino in fondo le sue responsabilità, a tutti i livelli: per l’incapacità di prendere decisioni e anche per la capacità di non prenderle, spesso ancora più deleteria. Ma come valuta il senatore la dichiarazione del Ministro per l’Ambiente, con il quale ha condiviso le battaglie contro i termovalorizzatori in Campania, che si è trincerato dietro la formale incompetenza del suo Ministero in materia di rifiuti? Di quale incompetenza bisognerà parlare, una buona volta?