Archivi del giorno: gennaio 21, 2008

Senza paura

Su il Mattino, dopo le 14, la Chiesa senza paura. Ecco il testo:

In una piazza San Pietro gremita fino all’inverosimile, centinaia di migliaia di persone hanno assistito ieri all’Angelus dopo la forzata rinuncia del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza. E per quanto i numeri facciano la loro impressione, non era certo necessaria questa occasione per dimostrare quanto determinante sia stata e ancora sia la presenza della Chiesa nella società italiana. Si può allargare il tiro: la filosofia, l’antropologia, la sociologia, sono tutte concordi nell’attribuire carattere di universalità al fenomeno religioso. E come non è riuscita la teoria, così non è riuscita neppure la storia, almeno finora, a eliminare la religione dalle forme di vita associata degli uomini. Con ogni evidenza, la religione come fenomeno intimamente individuale, spogliato di qualsiasi visibilità pubblica, separato da qualsiasi aspetto rituale, priva di qualunque consistenza istituzionale, è semplicemente un non senso. Non esiste, non può esistere. Nei termini proposti da Marcello Pera su la Stampa, a cui come i controversisti medievali per una volta concediamo tutto, queste affermazioni sono le affermazioni di un laico. Laico è infatti per Pera chi non crede, ma non considera per ciò stesso che la religione sia priva di senso; laicista invece chi non solo non crede, ma non riconosce alla religione alcun valore. Vi è dunque un preciso discrimine culturale tra il laico (buono) e il laicista (cattivo), che la presenza in piazza San Pietro di credenti e non credenti, avrebbe secondo il presidente Pera il significato di ribadire con forza. Naturalmente, poiché occorre essere rispettosi delle opinioni di tutti, come proprio ieri il Papa ha giustamente ricordato, anche l’opinione del laicista deve essere rispettata. Quel che va contrastato, è casomai l’arroganza e la prepotenza con la quale il laicista cerca di precludere spazi e riconoscimenti pubblici alla religione, e segnatamente alla Chiesa cattolica (ché di questo si parla). Ma è veramente questo, quello che accade in Italia? La gravità dell’episodio della Sapienza deve farci ritenere che vi siano davvero nel nostro paese sfere della vita pubblica in cui la religione sia confinata ai margini del confronto ideale e culturale, e relegata al silenzio? Se così fosse, bisognerebbe indicare quali, in quali ambiti la Chiesa non ha l’opportunità di dispiegare la propria missione universale. Io in verità non lo credo, e non credo neppure che occorra fingere che così sia, come invece sembra che taluni, devoti o no, atei o no, vogliono fare. Naturalmente, che la religione sia un fenomeno pubblico, non vuol dire affatto che il pubblico sia, come tale, un fenomeno religioso, e dovrebbe essere cura di tutti, laici e non, credenti e non, evitare in ogni modo che confusioni e sovrapposizioni del genere si producano. Ma c’è un’altra considerazione da fare. È vero che i numeri fanno la loro impressione, ma è anche vero che fermo principio di ogni società liberale è che ad aver bisogno di protezione e tutela sono le minoranze, non le maggioranze. Le maggioranze sono infatti protette anche solo dal fatto che sono maggioranza, e da questo punto di vista la Chiesa cattolica ha in Italia ben poco da temere. Ci sarebbe perciò da riflettere sul perché avverta oggi il bisogno di riaffermare con forza la sua presenza: ciò sembra in effetti dipendere da orizzonti storici e scientifici e filosofici che trascendono di gran lunga il laicismo scomposto di qualche professore, e di sicuro vanno ben al di là dei confini nazionali. Per questo, c’è da augurarsi che, riempiendo piazza San Pietro, il cardinale Ruini non abbia voluto confondere i piani: se davvero la Chiesa ha a cuore la verità che è in gioco nel nostro tempo, e non la politica che a volte se ne fa gioco a proprio uso e consumo, dovrà ricordare con timore che a volte, quando la verità si rimette ai numeri della politica, può capitare che la maggioranza scenda in piazza e gridi: Barabba! Barabba!

(So che l’articolo di Marcello Pera era criticabile sotto molteplici aspetti, ma io dovevo servirmene solo come spunto)