Archivi del giorno: gennaio 24, 2008

Un post in diretta: Storace al Senato

"Finalmente. E’ la parola più pronunciata dai blog di questo paese".

Siamo un popolo di navigatori, non c’è dubbio.

Cesare e Pinco Pallo

La scienza non avrà l’ultima parola, dice Severino, ed a me non riesce di capire come l’ultima parola possa venire così, di bel bello, dopo la penultima (e la terzultima, e la quartultima). Mi pare peraltro maggiormente interessante capire com’è fatta una parola ultima, che non chi ce l’abbia.

Ma dall’intervista rilevo che secondo Severino (che lo ha scritto e ripetuto altre volte) "l’insegnamento originale di Gesù non è solamente ma è essenzialmente politico.  Proprio l’espressione che viene ricordata per indicare come si debba rispettare l’autonomia dello Stato, ‘date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio’, denuncia invece il carattere essenzialmente teocratico della predicazione evangelica. Gesù non può pensare che a Cesare si dia qualcosa che è contro Dio. Ma se a Cesare, che è lo Stato, si dà qualcosa che non può essere contro Dio, allora Cesare dev’essere un alleato di Dio, di Gesù, del Dio della Chiesa, cioè Cesare dev’essere cristiano, lo Stato dev’essere cristiano. Quindi appartiene all’essenza del cristianesimo il voler essere presente nella vita pubblica, nella società".

Ora, mi soffermo solo sull’argomento. Che non funziona. Se io dicessi a Pinco Pallo: dai X a Tizio e Y a Caio, come posso concludere da quel che dico a Pinco Pallo che Tizio è alleato di Caio? Come posso concludere, dal fatto che Gesù raccomanda a Pinco Pallo come regolarsi con Tizio e Caio, che Tizio è alleato di Caio? L’alleato sarà al più Pinco Pallo (e per giunta: a certe altre condizioni). C’è bisogno di un po’ di ipotesi supplementari per trarre la conclusione di Severino. Ma quelle ipotesi non ci sono nel Vangelo, e di ipotesi supplementari se ne possono fare tante. E in generale, questo modo di fare l’esegesi è veramente la cosa meno convincente che vi sia.

(Dell’intervista è notevole pure la conclusione, dal tono indubbiamente religioso)

Walk on the Wild Side

The problem is: what side are you on? Stai dalla parte della vita che resiste, o dalla parte del suo sfruttamento biopolitico? Perché non è che tu possa pensare di costruirti ingenuamente spazi separati di controcultura. Il diagramma biopolitico ti attraversa a tutti i livelli, e ti penetra nell’anima. E allora c’è poco da fare: devi resistere attivamente. E va bene che è tempo di esodo, però ci vuole pure un poco di forza, che diamine. Voi mi venite a parlare di soft, di weak moltitude: io ho qualche problema con questi aggettivi un po’ miserrimi.

Vi assicuro che in Italia, negli anni ’70, s’è cominciato col soft  e col weak, e poi s’è finito alla lotta armata. Stiamoci attenti… Sembra un paradosso [lo è, lo è, ndb], ma se tu cominci subito con la resistenza strong, di passare alla lotta armata la voglia non ti viene [eh, già, ndb]. Comunque l’efferverscenza che c’è in giro a me piace. Si possono fare un sacco di cose. Io per esempio ho proposto di trasformare i consigli di fabbrica in centri sociali urbani. Così si fa. Lo Stato è vecchio, i movimenti sono giovani, e le istituzioni devono essere realtà aperte, in continuo divenire. Pensate a Rostock: io non dico che è stato come il 1905 in Russia, l’inizio di un nuovo ciclo rivoluzionario.

Non lo dico, però lo spero: Toni Negri, l’ho letto oggi, il giorno dopo lo speciale di Ballarò.

P.S. Lou Reed: testi e video