The problem is: what side are you on? Stai dalla parte della vita che resiste, o dalla parte del suo sfruttamento biopolitico? Perché non è che tu possa pensare di costruirti ingenuamente spazi separati di controcultura. Il diagramma biopolitico ti attraversa a tutti i livelli, e ti penetra nell’anima. E allora c’è poco da fare: devi resistere attivamente. E va bene che è tempo di esodo, però ci vuole pure un poco di forza, che diamine. Voi mi venite a parlare di soft, di weak moltitude: io ho qualche problema con questi aggettivi un po’ miserrimi.
Vi assicuro che in Italia, negli anni ’70, s’è cominciato col soft e col weak, e poi s’è finito alla lotta armata. Stiamoci attenti… Sembra un paradosso [lo è, lo è, ndb], ma se tu cominci subito con la resistenza strong, di passare alla lotta armata la voglia non ti viene [eh, già, ndb]. Comunque l’efferverscenza che c’è in giro a me piace. Si possono fare un sacco di cose. Io per esempio ho proposto di trasformare i consigli di fabbrica in centri sociali urbani. Così si fa. Lo Stato è vecchio, i movimenti sono giovani, e le istituzioni devono essere realtà aperte, in continuo divenire. Pensate a Rostock: io non dico che è stato come il 1905 in Russia, l’inizio di un nuovo ciclo rivoluzionario.
Non lo dico, però lo spero: Toni Negri, l’ho letto oggi, il giorno dopo lo speciale di Ballarò.
dice bene ubik_57: una bellezza struggente. zingaretti ti invade con la vertigine della consolazione, stana l’ovvio per ribaltarlo nel non stancarsi mai di attendere e cercare
un’emozione fortissima. una lezione di dignità e coscienza civile da parte di persone costrette a convivere quotidianamente con qualcosa di insopportabile.