Archivi del giorno: febbraio 12, 2008

Natura: cosa non si fa in tuo nome

Mi ha molto colpito l’articolo di Telmo Pievani. Con la cui chiarezza non posso competere, ed è per questo che mi sembra già di avere torto, nelle piccole osservazioni che esporrò. Pievani dice: l’evoluzionismo che dobbiamo a Darwin è "la possibilità di concepire le origini di Homo sapiens in termini esclusivamente naturali, cioè prescindendo da cause extrabiologiche o finalistiche". Pievani spiega che possibilità non significa necessità; aggiunge che una tal possibilità non impedisce a nessuno di "credere a ogni sorta di entità immateriale"; precisa che è "la possibilità laica del naturalismo: pensare la specie umana come un’innovazione storica nella famiglia dei primati, come il frutto di un’evoluzione biologica e culturale unica e non trascendente, e proprio per questo capace di assumersi le proprie responsabilità e di darsi regole etiche e sociali di convivenza anche senza ricorrere a un fondamento sovrannaturale".

Perché mi ha colpito. Perché Pievani non sembra avere il minimo dubbio che o si è sovrannaturalisti, o si è naturalisti nel senso della scienza moderna della natura. Non sembra sospettare minimamente che una concezione non trascendente di una qualunque cosa non è necessariamente una concezione scientifica di quella cosa. Né spiega perché una concezione pienamente laica del vivente debba essere necessariamente una concezione scientifica del vivente. Io poi penso persino che sia possibile avere una concezione pienamente laica del divino, sicché ho difficoltà a seguire Pievani in queste equivalenze, per il quale – a quanto pare, ma forse mi sbaglio – laico, naturalistico e scientifico sembrano dire il medesimo ed essere sostituibili l’uno all’altro. (E per il quale c’è pure una "capacità" etica e sociale dell’uomo naturale che però ben difficilmente la scienza moderna della natura può fondare).

Naturalmente, la scienza moderna della natura è stata un potentissimo e molto salutare fattore di laicizzazione della società. Io per questo ne penso ogni bene. Ma appunto ne penso: non smetto di pensare (non che Pievani smetta, non lo so: è solo che volevo tranquillizzare Galli della Loggia)

Soprannumerario

Ospite a Sora lo scorso anno, Ermanno Cavazzoni spiegò tra l’altro: lo scrittore è un animale solitario. Non si muove in branco, in gruppo. Non funziona, ad esempio: sei scrittori andarono a cena alla Taverna dell’Agnello. A cena, gli feci presente che non funziona neppure coi filosofi. E ora ne traggo conferma. C’è stato un bel congresso dell’American Philosophical Association – riferisce Philosophy now – e il figlio novenne di uno dei partecipanti ha scritto (libero adattamento): è stato orribile, c’erano 2000 filosofi che dicevano cose strane, molti avevano la barba e non ridevano mai.

Duemila. Duemila filosofi che pranzano, vanno al bagno, mettono cappotto: l’inensatezza è palese. Fare un mestiere per il quale anche solo uno in più ti fa sentire soprannumerario è veramente dura.

P.S. (Io, però, sarei uscito in giardino a giocare a pallone con mio figlio, per riscattarmi ai suoi occhi. Un giardino ci doveva essere per forza)