Archivi del mese: aprile 2008

Ex voto

In relazione al post qui sotto, mi corre l’obbligo di dare ampia diffusione alla seguente notizia, a cui la stampa non ha dato il dovuto risalto:

a San Giovanni Rotondo si è vinto. E, per giunta, ha perso  Fini. (Sarà stata la salma? Bisogna considerarlo un miracolo?)

Le spoglie mortali del cattolicesimo

“ – Perché cercate tra i morti colui che è vivo? -. Alle donne che il giorno dopo il sabato si recarono con oli e aromi profumati al sepolcro, trovandolo vuoto, due uomini dalle vesti sfolgoranti si rivolsero, secondo la versione del Vangelo di Luca, con quelle parole. Ed esse compresero ciò che era scritto, che il loro Signore Gesù doveva resuscitare dai morti".

Su Left Wing (sconsigliato ai devoti di Padre Pio, ma molto più ai frati francescani di San Giovanni Rotondo).

Dovuto, probabilmente

I filosofi, questi fantastici affabulatori: "Il segretario del Pd ha dovuto [corsivo mio] giocare il ruolo del perfetto continuatore, sia rispetto al governo Prodi sia rispetto all’Amministrazione Veltroni. E per questo, probabilmente [corsivo mio], l’ha pagata cara" (M. Cacciari). D’accordo: nessun chieda le dimissioni di Veltroni: ma una moratoria sulle scemenze?

(Spero che sia tutta colpa del giornale)

Però

Però, vedrete: nel 2013 (o al più tardi nel 2018…)

Nel mare aperto si può affondare

“Sono convinto che soprattutto oggi la politica debba essere veloce e aperta com’è la società, e debba coltivare l’ambizione di conquistare non le "casematte" degli interessi particolari […], ma il "mare aperto" di un’opinione pubblica nella quale convivono condizioni sociali diverse nel corso di una stessa vita, nella quale abitano più dubbi che certezze, più disponibilità che identità blindate”: sono parole di Walter Veltroni, e si leggono nella Prefazione al libro di Barack Obama, L’audacia della speranza, pubblicato lo scorso anno, quando ancora il 14 aprile non era, almeno nelle sue proporzioni, immaginabile. La convinzione che l’allora Sindaco di Roma manifestava a proposito di ciò che la politica deve essere ha avuto poi modo di tradursi in una dolorosa sfida politica ed elettorale. A causa di una congiuntura particolare, il partito democratico ha dovuto mettere necessariamente in campo la velocità e l’apertura auspicate da Veltroni, e presentarsi alle elezioni ancor prima che del partito si costruisse l’intera architettura. A causa poi di un risultato non brillante, ha dovuto all’indomani del voto chiedere per sé anche un altro aggettivo: non solo veloce nelle decisioni e aperto nelle candidature, ma anche paziente e lungimirante nel disegnare una prospettiva politica che superasse il 2008, per fissare l’appuntamento con la vittoria un po’ più in là negli anni – anche se intanto il ballottaggio alle Comunali di Roma incombe, e nessuno può dire più, come il poeta, “io sol combatterò, procomberò sol io”. Comunque vadano le cose nella capitale, il partito democratico ha effettivamente accarezzato, con la sua guida nuova di zecca, l’idea secondo la quale la politica, per esser “bella” (un altro aggettivo che Veltroni ha dispensato negli anni a piene mani), deve alleggerirsi del peso degli interessi particolari e, così liberata, rendersi piacevole anzitutto agli occhi dell’opinione pubblica che si esprime sui grandi giornali.
Solo che gli interessi particolari capita che coincidano a volte con gli interessi reali, fin quasi ad essere la stessa cosa, come il successo della Lega sembra avere dimostrato in maniera lampante. Tutto si può pensare della Lega, meno infatti che sia un partito veloce e aperto. Tutto si può dire di essa meno che goda di particolare favore presso l’opinione pubblica. Tutto, infine, le si può attribuire, meno la propensione a lasciarsi abitare dai dubbi: se non è blindata la sua identità, non si può dire quale lo sarebbe. La Lega ha la stessa classe dirigente da qualche legislatura a questa parte, e lungi dall’inseguire novità ripropone la stessa ricetta, convincente o no che sia, praticamente da quando è nata. Naturalmente, col senno di poi riesce facile dire che il successo elettorale della Lega fa giustizia di molte chiacchiere sulla crisi dei partiti, sui nuovi modelli di organizzazione degli interessi, leggeri e privi o quasi di una solida struttura territoriale, sulla predominanza della rappresentazione mediatica rispetto alla rappresentanza reale degli interessi.
In realtà, come erano sbagliate prima le infatuazioni per la modernità liquida e le identità plurali, così è sbagliato rimpiangere adesso i solidi partiti della prima Repubblica e prendere la loro tetragona identità a modello. Che però si possano lasciar perdere le robuste casematte per approfittare dell’aleatorio favore di vento di cui si gode in mare aperto si è rivelato, alla prova dei fatti, un errore. E lo è ancor più se si considera che non vi è motivo alcuno per rimanere intrappolati in una simile contrapposizione: come se gli interessi particolari si dovessero vergognare di sé e non lasciarsi rappresentare alla luce del sole, e d’altra parte l’opinione pubblica non fosse innervata da interessi molto particolari che spiegano a volte più di ogni altra cosa la direzione e i salti di vento.
Chissà, comunque, cosa avrà pensato Obama, della prefazione. Dopo la vittoria di Hillary Clinton alle primarie in Pennsylvania, però, si ripresenta anche al di là dell’oceano la preoccupazione che il candidato affascinante, che ha tutte le ragioni per piacere, che gode di buona stampa, che ha le simpatie di Hollywood, che parla in nome del nuovo, della velocità e della leggerezza, e che infine ha maggiore capacità di parlare al futuro e alle nuove generazioni, possa essere, al presente, elettoralmente debole. La Clinton, di cui si riconoscono competenza e serietà per considerarle però prerogative da establishment – roba vecchia, quindi – ha in realtà preso più voti di Obama in quegli Stati che potrebbero fare la differenza contro McCain. È da vedere se il partito democratico originale, quello americano, sia più o meno paziente e lungimirante di quello nostrano, e se sia disposto a mettere da parte la preoccupazione di vincere le prossime elezioni presidenziali, per rimontare però fiduciosamente più in là.

I segni dell'umano

E’ un pdf un po’ pesante, ma insomma: domani, a Salerno, ore 11, si discutono:

Marco Russo, Al confine. Escursioni sulla condizione umana, Mimesis 2007

Massimo Adinolfi, Una passione senza misura, Transeuropa 2007.

Relatori. prof. M. De Carolis, prof. F. Piro.

Primi bagni

International Summer School – "Religione e democrazia" PDF Stampa E-mail

La Fondazione Italianieuropei organizza la prima edizione dell’International Summer School di Filosofia e Politica sul tema “Religione e Democrazia”. La Scuola, rivolta anzitutto a un pubblico qualificato di studiosi e ricercatori, vedrà la partecipazione di docenti di fama internazionale. La Summer School si svolgerà a Marina di Camerota (SA), dal 23 al 25 maggio 2008.

"La filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri", diceva Hegel. Con questa affermazione sullo sfondo, la Fondazione Italianieuropei organizza tre giornate di studio dedicate al tema "democrazia e religione" che intendono declinarne in maniera problematica le rispettive pratiche.
Vi è oggi, indubbiamente, un ritorno della religione, di cui occorre tenere conto; l’esercizio della filosofia consiste però non nella mera descrizione, ma nella decostruzione di simili fenomeni culturali, nell’indagine circa i loro presupposti, nella ridefinizione della loro portata. In questa chiave, la democrazia e la religione non si presentano come sfere o dimensioni già date, già costituite, ma possono rimettersi in discussione proprio a partire dal loro confronto (o, forse, a partire dal loro scontro). Dappertutto vi sono segnali della necessità di una ridefinizione dei rispettivi ambiti. Spazi che un tempo erano rigidamente demarcati, o che si pensava potessero essere precisamente definiti, oggi non lo sono più, o lo sono sempre meno. Per questo motivo, la riflessione critica deve essere incessante, e la filosofia intende offrire il proprio contributo in tal senso.

 

Programma

Venerdì 23 maggio

10.00-13.00    "Religione, persona  e diritti umani
                        intervengono:
Roberto Esposito, Stefano Rodotà

15.30-18.00    “Laicità e Stato costituzionale
                        intervengono: Luciano Violante, Alfonso Catania,
                        Luigi Ferrajoli

Sabato 24 maggio

09.00-11.00    “Identità e integrazione
                        intervengono: Remo Bodei, Vincenzo Vitiello,
                        Eugenio Mazzarella    

11.30-13.30    "Occidente, relativismo e fondamentalismo religioso
                        intervengono:
Salvatore Natoli, Felix Duque

16.00-19.00    “La Chiesa e la società post-secolare
                        intervengono:
Mons. Piero Coda, Peter Sloterdijk

Domenica 25 maggio

10.00-13.00    Tavola rotonda “Religione e democrazia in Europa e
                        negli Stati Uniti
                        modera: Mario Orfeo
                        intervengono: Tzvetan Todorov, Charles Larmore,
                        Massimo D’Alema
                       

Modalità di iscrizione

La partecipazione alla summer school è limitata a 100 persone, che saranno ospitate per l’intera durata del corso presso l’Happy Village di Marina di Camerota (SA).

1) Modulo di iscrizione

Scaricare qui il modulo di iscrizione e inviare via mail a

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o via fax allo 06.6875539.
L’iscrizione si considererà confermata solo dopo l’avvenuto pagamento.

2) Quota di iscrizione

La quota di partecipazione, comprensiva di vitto e alloggio (tre notti, da giovedì 22 sera a domenica 25 maggio dopo il pranzo) e della documentazione di sostegno alle lezioni del corso, è di 300 euro.
Per gli studenti e i dottorandi sono a disposizione 50 posti con una quota di iscrizione ridotta, pari a 200 euro. È necessario in tale caso allegare al modulo di iscrizione una certificazione attestante lo status di studente.

3) Modalità di pagamento 

Bonifico Bancario
Bonifico bancario sul conto corrente n° 2053/40,
IBAN IT06M0569603227000002053X40,
intestato a Solaris srl,
presso la Banca Popolare di Sondrio, agenzia 27 di Roma

Conto corrente
Conto corrente postale n° 60386034
intestato a Solaris srl, piazza Farnese 101, 00186 Roma 

Carta di credito
Online – Pagamento sicuro tramite Banca Sella  


Come raggiungerci

 Happy Village
84059 Marina di Camerota (SA)
Località Arconte
Tel.               0974-932326        (6 linee)
Fax 0974-932769

Visualizza la Mappa

Con il treno: Scendere alla stazione di Pisciotta, che è distante 15 Km da Marina di Camerota. Dalla stazione è possibile raggiungere il villaggio con un servizio di pullman che ferma davanti alla nostra entrata.

Con l’auto: dal Nord bisogna prendere l’autostrada SA – RC, uscire al casello di Battipaglia, seguire la superstrada fino all’uscita di Poderia. Dal Sud uscita autostrada SA – RC a Buonabitacolo, superstrada Policastro – Palinuro 


Materiali

Non appena disponibili, saranno inseriti in questa sezione i materiali preparatori per la summer school.

 

Domani no, sarebbe impossibile

La vita media dei miei occhiali quest’oggi si è abbassata drasticamente, grazie a un poderoso colpo di testa di Mauro. Ormai siamo abbondantemente sotto l’anno, anzi: sotto i sei mesi. Poiché si tratta del capo di abbigliamento più costoso che io indossi, pari a circa metà stipendio, devo confessare che la cosa desta fondatamente in me (e non solo in me) più di una preoccupazione.

(Per giunta, in attesa della visita oculistica, ho pensato bene di acquistare i miei primi occhiali da presbite. E poiché domattina non mi sveglierò alle sei per fare un po’ di corsetta, o una sgambata in bicicletta di cinquanta chilometri, sarebbe impossibile, temo proprio di dover considerare di essere ormai definitivamente approdato alla mezza età)

Decolli

"il nostro pensiero si rivolge al modo in cui i risultati delle scoperte della ricerca scientifica e tecnologica sono stati talvolta applicati. Nonostante gli enormi benefici che l’umanità può trarne, alcuni aspetti di tale applicazione rappresentano una chiara violazione dell’ordine della creazione, sino al punto in cui non soltanto viene contraddetto il carattere sacro della vita, ma la stessa persona umana e la famiglia vengono derubate della loro identità naturale. Allo stesso modo, l’azione internazionale volta a preservare l’ambiente e a proteggere le varie forme di vita sulla terra non deve garantire soltanto un uso razionale della tecnologia e della scienza, ma deve anche riscoprire l’autentica immagine della creazione. Questo non richiede mai una scelta da farsi tra scienza ed etica: piuttosto si tratta di adottare un metodo scientifico che sia veramente rispettoso degli imperativi etici".

Non sono sicuro di comprendere bene il significato di questo passaggio del discorso che Papa Benedetto XVI, decollato da Roma e atterrato a New York, ha tenuto a Palazzo di Vetro. Il Papa dice: non solo "un uso razionale della tecnologia e della scienza, ma anche la riscoperta dell’autentica immagine della creazione". Non si tratta di scegliere tra scienza ed etica, il che credo significhi che non si tratta solo di non proseguire nella ricerca scientifica o forse di arrestarsi nell’applicazione delle scoperte della ricerca scientifica per motivi etici, ma proprio di un metodo scientifico-etico (non so come dire), che incorpori dentro di sé imperativi etici, come se cioè la violazione di quegli imperativi comportasse una violazione dello stesso metodo scientifico. In base alla corrente idea di metodo scientifico, la faccenda è complicata assai. Ma Papa Benedetto XVI non auspica solo che dinanzi a risultati, scoperte e applicazioni ci si fermi, e ci si chieda se il loro uso sia razionale, chiede proprio un altro metodo, un’altra scienza, un’altra episteme, qualcosa che tenga insieme e incolli nuovamente tra loro scienza ed etica. Le quali naturalmente non sarebbero più la scienza e l’etica qual sono ora che si sono scollate, ma sarebbero ricomprese in qualcosa che, non essendo più né scienza né etica, potrebbe essere – per dirla con un’antica parola – filosofia.

Il guaio è che manca la colla: quella filosofia non esiste più, è stata decollata, né prende a esistere perché ci piacerebbe. (Non esiste più, però capisco che invece per il Papa esista sempre).

Godi! (l'imperativo del '68)

Gli interventi di Zizek sono sempre molto interessanti. Chiamato a riflettere sul ’68, Zizek fa alcune osservazioni degne di nota. Sostiene per esempio che il socialismo ha cominciato ad apparire vecchio, “conservatore, gerarchico, amministrativo” a partire da allora; che il capitalismo “digitale” costituisce “la verità del ’68” (e i capitalisti alla Bill Gates, vestiti in modo informale, ne sono l’icona), e Toni Negri si illude se pensa che generi da sé “i germi della futura forma di una vita nuova”; che il tollerante edonismo ereditato dal ’68 è stato “facilmente incorporato nella nostra ideologia egemonica”, facendo proprio l’imperativo consumistico del nostro tempo, perfetto rovesciamento di quello kantiano: “puoi, quindi devi!”; che le risposte post-sessantottine – forme estreme di jouissance sessuale, terrorismo, misticismo, sono figlie di una stessa sconfitta, e in fondo la perpetuano; che l’alternativa radicale rappresentata dal ’68 sta nel rifiuto del “capitalismo egemonico democratico parlamentare”.
Breve commento a rovescio. Siccome Zizek rifiuta il capitalismo egemonico democratico parlamentare, la liberazione sessuale del ’68 gli pare che sia tutta quanta finita nel consumismo edonistico degli anni seguenti.

Quale allegria

Produrmi, buon ultimo, in una pensosa analisi del voto mi sembra francamente inutile (e inoltre di valore assai discutibile). Può darsi che, avesse vinto il PD, l’euforia avrebbe prodotto decine e decine di post e invece la sconfitta ammutolisce. (Come diceva Walter Benjamin della natura irredenta in cerca di una lingua: che non è triste perché muta, ma ammutolita perché triste – così forse io, altro che la scusa del lavoro*). Io però sono meno preccupato per la sconfitta, che di capire quale sarà la strategia del PD di qui al…2009**, cioè alla prossima tornata elettorale: per le europee, e col proporzionale (e con le preferenze). Il PD andrà da solo, perché col proporzionale per fortuna da solo non ci va solo il PD, ma ci vanno tutti. Il che però forse significa niente flusso di voti utili verso il PD. Io sono certo che nel 2018 vinceremo, forse se facciamo le cose per bene anche il 2013 è alla nostra portata, ma sono molto preoccupato per il 2009.

(Mettiamo una canzone, va: "…senza allegria anche sui tram e gli aeroplani o sopra un palco illuminato
fare un inchino a quelli che ti son davanti e son in tanti e ti battono le mani…")

*Devo però respingere fermissimamente l’insinuazione. Nel paese reale, siamo all’appuntamento con la legge di riforma del sistema universitario, la n. 270 del 2004, che restringe i cordoni dell’offerta formativa universitaria. Roba di cui non c’è filosofo speculativo che non ami occuparsi. **Mi ci ha fatto pensare lui.

 

Nec ridere nec lugere neque detestari/2

Proiezioni, spogli, risultati parziali. Ce ne sarebbero di cose, da dichiarare

Nec ridere nec lugere neque detestari

Primi exit poll. Non ho niente da dichiarare.

Lo scenario larghe intese

"A campagna elettorale chiusa e urne ancora aperte, prima dei risultati, dei numeri, delle percentuali, può essere utile riflettere ancora sul modo in cui i principali partiti politici si sono avvicinati alla prova del voto. Quasi tutti gli osservatori hanno infatti convenuto che la polemica politica ha avuto toni meno accesi che in passato; che non si è cercato di demonizzare l’avversario ma si è condotto un confronto tra competitors parimenti legittimati alla guida del governo; che si è perciò potuta mantenere aperta l’ipotesi (salutare) di dialogo sulle riforme istituzionali necessarie per il paese…".
(Su Il Mattino, dopo le 14)

Riordinare le file. E le idee.

"E’ possibile che le elezioni del 2008 rappresentino una svolta. Che la svolta sia epocale è però lecito dubitare, se non altro perché la frequenza con la quale si annunciano le svolte epocali in Italia è tale da far dubitare del concetto stesso di epoca. Soccorre piuttosto un’altra celebre immagine di Aristotele".

Il resto è su Left Wing, sul quale si esercitano anche Roberto Gualtieri e Francesco Cundari.