Gli interventi di Zizek sono sempre molto interessanti. Chiamato a riflettere sul ’68, Zizek fa alcune osservazioni degne di nota. Sostiene per esempio che il socialismo ha cominciato ad apparire vecchio, “conservatore, gerarchico, amministrativo” a partire da allora; che il capitalismo “digitale” costituisce “la verità del ’68” (e i capitalisti alla Bill Gates, vestiti in modo informale, ne sono l’icona), e Toni Negri si illude se pensa che generi da sé “i germi della futura forma di una vita nuova”; che il tollerante edonismo ereditato dal ’68 è stato “facilmente incorporato nella nostra ideologia egemonica”, facendo proprio l’imperativo consumistico del nostro tempo, perfetto rovesciamento di quello kantiano: “puoi, quindi devi!”; che le risposte post-sessantottine – forme estreme di jouissance sessuale, terrorismo, misticismo, sono figlie di una stessa sconfitta, e in fondo la perpetuano; che l’alternativa radicale rappresentata dal ’68 sta nel rifiuto del “capitalismo egemonico democratico parlamentare”.
Breve commento a rovescio. Siccome Zizek rifiuta il capitalismo egemonico democratico parlamentare, la liberazione sessuale del ’68 gli pare che sia tutta quanta finita nel consumismo edonistico degli anni seguenti.