Memorandum
CONTINUARE SPINOZA
Twitter
Tweet da adinolfimassimoPost più letti
Archivi
- adinolfi Antimafia Bassolino berlusconi bersani campania centrosinistra chiesa Cinque stelle Cinquestelle cristianesimo cuperlo dalema de luca De Magistris democratici democrazia Di Maio elezioni Emiliano Enrico europa fede filosofia filosofia - articoli Forza Italia Francia Garantismo Gentiloni giustizia giustizialismo governo grillo hegel Heidegger Italia italianieuropei Kant laicità lega legge elettorale M5S marx Mattarella Mdp metafisica Mezzogiorno monti Movimento Cinque Stelle napoli obama occidente Orlando partiti politici partito democratico Pd politica populismo primarie red tv referendum renzi riforma costituzionale roma Salvini scuola seconda repubblica severino sinistra Sud Unione europea veltroni verità Vincenzo De Luca Woodcock
Archivi del mese: Maggio 2008
Finitudine finitezza
Chi l’avrebbe mai detto che la mia vecchia tesi di laurea sarebbe finita sulle pagine de L’espresso!! Sarà stato per giustificare l’appellattivo di "giovane". Oppure per il titolo, sufficientemente spaventevole per dare l’idea dello studio accademico. E dire che il titolo originario, che aveva l’ancor più orrifico "finitudine" al posto di "finitezza", mi costò una borsa di studio all’Istituto di Studi Storici di Napoli. Il fatto è che francesizzava troppo, esistenzialeggiava troppo, Kant essendo, ad evidenza, tedesco e non francese, e non esistenzialista, ma casomai razionalista (critico, però), sicché secondo gli esaminatori il titolo era già così sbagliato, ma così sbagliato, da rendere sostanzialmente inutile la lettura di quel che veniva dopo il titolo.
P.S. E quest’anno, per la prima volta da quel dì, gli studenti cassinati si sono beccati il mio primo corso kantiano sulla deduzione. A volte anche i più tremendi traumi possono essere superati.
Quel che la fede
"Quel che la fede può fare non è dirti cosa è giusto, ma darti la forza di fare ciò che è giusto"
Chi l’ha detto?
a. Hermann Melville b. Friedrich Nietzsche c. George W. Bush d. Tony Blair e. Padre Pio f. Martin Lutero g. Papa Giovanni Paolo II h. Daniel Dennett i Madonna l io.
(Che poi mi piacerebbe sapere da voi se queste parole contengano un biasimo o un elogio. So quel che ne penserebbero Socrate o Spinoza, mi domando cosa ne pensiate voialtri)
Pubblicato in generale
Prolusione
Nella prolusione del Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Angelo Bagnasco, si legge:
“Esprimere liberamente la propria fede, partecipare in nome del Vangelo al dibattito pubblico, portare serenamente il proprio contributo nella formazione degli orientamenti politico-legislativi, accettando sempre le decisioni prese dalla maggioranza: ecco ciò che non può mai essere scambiato per una minaccia alla laicità dello Stato”.
Sono d’accordo. D’Alema è d’accordo: siamo a posto. Poi mons. Bagnasco aggiunge:
“La Chiesa non vuole imporre a nessuno una morale “religiosa”: infatti essa enuncia da sempre – insieme a principi tipicamente religiosi – i valori fondamentali che definiscono la persona, cuore della società. Proprio perché fondativi, essi sono di ordine naturale, radicati cioè nell’essere stesso dell’uomo, anche se il Vangelo li assume e rilancia illuminandoli di luce ulteriore e piena”.
Il giudizio su ciò che la Chiesa ha fatto e fa, se cioè essa si sia limitata in passato e si limiti oggi a enunciare, e a enunciare soltanto, è di pertinenza dello storico, e a lui lo lascio. Che valori fondamentali che definiscono la persona siano di ordine naturale è invece proposizione filosofica, e filosoficamente assai contestabile. (E ampiamente contestata.) Direi anzi che la contestazione è l’opinione più diffusa e meglio sostenuta. Per la contestazione ascoltata più di recente dalle mie orecchie, dovrei rimandare all’intervento di Esposito alla Summer School di ItalianiEuropei. In ogni caso, dal momento che secondo Bagnasco si tratta di ordine naturale (e cioè razionale), lo pregherei di mettere a disposizione la relativa dimostrazione. Se invece non è a una dimostrazione che ci si appella, ma ad una qualche fondamentale intuizione morale, lo pregherei di mettere a disposizione la relativa teoria dell’intuizione. Io per esempio, l’intuizione in questione non ce l’ho, e vorrei capire perché.
Faccio notare poi che l’argomento abbozzato da mons. Bagnasco nel passo successivo (che fine fanno i diritti in mancanza di un radicamento assoluto nella giustizia?), è un argomento esigenziale: si vuole (anch’io voglio,in effetti) che non facciano una brutta fine. Mons. Bagnasco scrive infatti: “Quando ai diritti umani si nega la loro intrinseca verità, per la pretesa di adattarli continuamente a contesti culturali, etnici e religiosi differenti, o di ridurli al rango di procedimenti metodologici, si causa inevitabilmente la loro erosione interna”. E cioè: siccome non voglio (e, forse, per lui: nessuno vuole) che siano erosi, devo negare che siano da adattare a contesti differenti. Che siano cioè relativi (la facilità con cui si passa tuttavia da: relativi a contesti differenti, a: relativi tout court, nel senso corrente e corrivo del termine, non finisce mai di stupirmi)
Un argomento esigenziale non è, in generale, un buon argomento. In particolare, se c’è accordo sul fatto che i diritti umani non vanno erosi, a cosa serve l’ulteriore fondazione metafisica? È una corroborazione del tutto fittizia: visto che si fonda su quel volere, una tale fondazione non può possedere più forza di quanta ve ne sia in quel tal volere (posto che di forza ve ne sia).
Mons. Bagnasco continua:
“Ma perché un simile processo si inneschi, è necessario il riconoscimento del valore trascendente e, in ultima istanza, religioso proprio di ogni persona, «il punto più alto del disegno creatore per il mondo e la storia»”.
Sulla necessità di un simile riconoscimento in ultima istanza dobbiamo fidarci della parola di mons. Bagnasco, perché, almeno nella prolusione, non c’è altro.
C’è però un sacco di altre cose interessanti. Tra queste, metto la convinzione che il nostro tempo è il migliore perché è quello che ci è stato provvidenzialmente assegnato. Poiché è migliore non per il contenuto ma per la forma (per il fatto, cioè, che ci è stato assegnato, e solo per questo), il giudizio di Bagnasco sul nostro tempo è compatibile con qualunque condizione materiale di vita. E ogni tempo si rivela il tempo migliore per chi ha vissuto in quel tempo (dal punto di vista – almeno – della Provvidenza). “La lettura della storia suggerita della fede”, messa così, non serve a gran che. Tra le cose interessanti metto anche la denuncia della cultura nichilista, che consiste essenzialmente nella “convinzione che nulla di grande, bello, nobile ci sia da perseguire nella vita, ma che ci si debba accontentare di un «qui ed ora», di obiettivi di basso profilo, di una navigazione di piccolo cabotaggio, perché vano è puntare la prua verso il mare aperto”. Non discuto questa accezione di nichilismo (filosoficamente parlando: non è la più profonda); mi limito a ricordare quel che in ultimo hanno sentito le mie orecchie che Todorov, al seminario della Summer School: che una morale laica, immanente, persino umana troppo umana, è ben capace di additare cose grandi, belle e nobili, dall’amore per i propri figli a quello per il proprio paese. Cose, insomma, che non si fermano al «qui ed ora».
Infine, le linee guida della legge 40, il provvedimento in questione “comporta oggettivamente il rischio di promuovere una mentalità eugenetica, inaccettabile ieri al pari di oggi”. Qui trovo colpevole la genericità dell’espressione: «mentalità eugenetica». E in ogni caso mi preoccupa quell’avverbio: oggettivamente. Sembra che significhi: indipendentemente dalle intenzioni di chi opera la scelta di non impiantare l’embrione a seguito di un certo esito diagnostico, posto anche che la scelta nasca unicamente da preoccupazioni per la salute della donna, oggettivamente essa è portatrice di una mentalità eugenetica. Forse ‘mentalità’ sta per ‘effetti’: essendo complicato sindacare quel che la gente ha in mente, sarebbe più opportuno parlare degli effetti eugentici, sulla popolazione, di scelte simili. Ma è molto discutibile che il miglioramento della specie umana sia di per sé un fatto negativo e deprecabile, deprcabile anche quando non sia nelle intenzioni di chi compie la scelta che ha tra gli effetti un simile miglioramento. È certo peraltro che se la scelta in questione fosse dettata dalle migliori intenzioni, ma comportasse la soppressione di una persona, sarebbe moralmente da condannare: non però perché eugenetica, ma perché omicida. Il che equivale a dire che mons. Bagnasco sta perlomeno presupponendo che l’embrione sia persona: solo a queste condizioni, ha ragione di preoccuparsi della diagnosi preimpianto, ma la preoccupazione per la mentalità eugenetica è in tal caso perfino superflua, visto che si tratta di sventare omicidi.
Ciò detto, non so se sia il centro della prolusione ma sicuramente è il centro delle preoccupazioni di Bagnasco: dico il problema educativo e la capacità di persuasione dei media, su cui Bagnasco si sofferma lungamente. Poi ci sono l’ONU, la crisi alimentare, il problema degli stipendi e delle pensioni, il problema dei rifiuti, quello delle morti sul lavoro, quello dell’immigrazione, quello della sicurezza: “l’ampia rassegna di temi”, insomma, non manca. Quel che manca, è l’impressione che la Chiesa voglia giocare su questi ultimi temi, su cui pure l’impegno è massimo, il senso della propria presenza nel Paese.
Ma non si può avere tutto, da una prolusione.
Pubblicato in generale
Sfide culturali
"Parlare di tensione vuol dire escludere qualsiasi tipo di traduzione della morale in psicologia morale, di questa in neurobiologia e tanto meno l’instaurazione di un nesso causale o funzionale tra cervello e comportamento. Tale tensione chiama piuttosto in causa la persona che s esprime attraverso il suo cervello e, di conseguenza, può viverlo in maniera anche contraddittoria, passiva e al tempo stesso attiva: come oggetto fisico che una malattia può distruggere o indebolire e che la scienza insegna a conoscere, ma anche come parte di sé con cui intrattenere un rapporto consapevole" (L. Boella, Neuroetica, Cortina, Milano 2008, p. 51).
La persona che si esprime attraverso il cervello? Vivere il proprio cervello in maniera contraddittoria? Intrattenere un rapporto consapevole col proprio cervello? Molte e appassionanti sono le sfide culturali che ci attendono.
Pubblicato in generale
Contrassegnato da tag bioetica - articoli, neurobiologia, neuroetica
Il ridicolo: una simpatica ritorsione
Approfitto del passaggio della prolusione di mons. Bagnasco riportato da Sandro Magister sul suo blog, Settimo Cielo. Lo riporto anch’io:
"Esprimere liberamente la propria fede, partecipare in nome del Vangelo al dibattito pubblico, portare serenamente il proprio contributo nella formazione degli orientamenti politico-legislativi, accettando sempre le decisioni prese dalla maggioranza: ecco ciò che non può mai essere scambiato per una minaccia alla laicità dello Stato. Né in America né in Europa. La Chiesa non vuole imporre a nessuno una morale ‘religiosa’: infatti essa enuncia da sempre – insieme a principi tipicamente religiosi – i valori fondamentali che definiscono la persona, cuore della società. Proprio perché fondativi, essi sono di ordine naturale, radicati cioè nell’essere stesso dell’uomo, anche se il Vangelo li assume e rilancia illuminandoli di luce ulteriore e piena”.
Questa è o sarebbe secondo Magister la "replica all’accusa di lesa laicità scagliata da Massimo D’Alema contro la Chiesa". Ora vado sul sito di Radio Radicale, e ascolto la puntualizzazione di D’Alema, in risposta a una questione analoga posta da Charles Larmore:
"Non è in questione il riconoscimento dell’apporto positivo che la presenza dei cattolici nella vita pubblica ha dato e dà. E certamente sarebbe, oltre che sbagliato, illusorio pretendere di confinare la dimensione religiosa semplicemente nella sfera individuale e privata e, ripeto, in un paese come il nostro un dibattito di questo tipo non avrebbe neppure molto senso. Il problema è un po’ più complesso e riguarda…"
Se vorrà, Magister potrà trovare il seguito sul sito di Radioradicale: immagino infatti che non l’abbia finora ascoltato. Ed è perciò, per una simpatica ritorsione, che mi fermo qui. Ma mi fermo qui anche perché, se pure dopo queste parole D’Alema avesse detto che la Chiesa è l’Anticristo trionfante, e nonostante i titoli dei giornali sulla demoniaca tentazione del potere, ben difficilmente, lette queste parole, si potrebbe ritenere, come sembra ritenere il Bagnasco riportato da Magister, che la questione della lesa lacità stia nel potere o non potere i credenti esprimere liberamente la propria fede. La Chiesa enuncia, e nessuno contesta il diritto di alcuno di enunciare. Far finta che si contesti il fatto che la Chiesa enunci è, mi si permetta l’enunciazione, ridicolo.
(Però mi rendo conto che avrei fatto prima se vi avessi linkato subito lo splendido articolo di Francesco Cundari sulla tentazione demoniaca della filosofia).
P.S. Avrei bisogno peraltro, per comprendere bene le parole di mons. Bagnasco, che mi si spiegasse che cosa significa e cosa comporti "accettare sempre le decisioni prese dalla maggioranza". Io, infatti, sono un po’ meno democratico di mons. Bagnasco. Non è nella maggioranza come tale, infatti, che sta la garanzia del rispetto della libertà religiosa. Né sono sicuro, peraltro, che mons. Bagnasco manterrebbe il "sempre" anche quando le decisioni prese a maggioranza compromettessero "i valori fondamentali che definiscono la persona, cuore della società". Ma di questo, magari, un’altra volta
Don't worry. Be happy (village)
A beneficio degli stakanovisti, l’intera tre giorni della Summer School di ItalianiEuropei all’Happy Village è sul sito della benemerita Radio Radicale (questo il link).
Mazzette e Mattino
Ho visto che anche Repubblica ha dedicato una pagina alla School. Titolo: D’Alema, appello alla chiesa. "No alla tentazione del potere". Per ora, non lo trovo in rete.
C’è invece, dalle 14, il mio articolo per Il Mattino. Di spalla, Almerico Di Meglio. Qui sotto vi metto invece il mio, depurato di un’inutile ripetizione e con un ‘che’ in meno. (Siccome l’ho scritto al termine di una tre giorni assai impegnativa, e poiché si è parlato di religione, mi assolvo seduta stante dagli errori):
A volte è sufficiente avere pazienza, per trovare, anche tra filosofi, di che soddisfare l’appetito dei giornali. Dopo tre giorni trascorsi a fare jogging sulle strade del Cilento, e a prendere diligentemente appunti, Charles Larmore, il mite filosofo americano ospite della Scuola di ItalianiEuropei, prima snocciola da buon democratico i capisaldi del pensiero politico liberale, poi pranza amabile e discreto tra gli ospiti, quindi rilascia una lunga intervista, sorridente e rilassata, in cui però, tra un concetto e l’altro, ne dice con disarmante semplicità di tutti i colori. Dice per esempio che dopo l’11 settembre non saprebbe indicare nemmeno un libro capace di descrivere lo spirito pubblico del suo paese incupitosi dopo quella data; che c’è purtroppo nella tradizione americana una maledizione per cui i migliori finiscono sempre assassinati, da Lincoln a Martin Luther King; che a causa dell’Amministrazione Bush il dibattito pubblico è dominato dalla paura e che per trovare un briciolo di speranza bisogna seguire i comizi di Barack Obama.
Il fatto è che la speranza che gonfia le vele della campagna di Obama è attraversata da un impetuoso vento religioso e questo ripropone il problema che è stato al centro dei lavori della Scuola, dedicati appunto al rapporto fra democrazia e religione. Il quale non desta preoccupazioni, finché il vento non mette a soqquadro le garanzie di libertà che i regimi democratici e liberali offrono a tutti, credenti e non credenti. Desta invece qualche allarme, quando prende la forma arcigna di un ricompattamento della società attorno ad un’unica, esclusiva idea religiosa.
In Europa serpeggia qualche tentazione del genere. Il modo in cui ad esempio Nicolas Sarkozy ha di recente riproposto il tema delle radici cristiane dell’Europa ha sollecitato l’attenzione di Zvetan Todorov, l’altro prestigioso ospite della Tavola Rotonda conclusiva. Con grande affabilità ma anche con le armi taglienti del più affilato esprit de géométrie, Todorov ha fatto a fettine il discorso col quale Monsieur le President, Nicolas Sarkozy, ha voluto ribadire di recente, dinanzi al Pontefice, – altro che rupture – “la fedeltà della Francia alla sua storia e a una delle fonti maggiori della sua civilizzazione”. Radici cristiane, dunque. Una faccenda che è rimbalzata più volte nel corso di queste giornate, finché Todorov non ha tagliato con nettezza il nodo: non solo le radici sono molte, ma un’identità non si definisce a partire dalle radici.
Un raffinato esercizio della ragione laica, più volte ripreso nelle conclusioni da Massimo D’Alema. Certo, bisognava avere anche in questo caso pazienza, destreggiarsi fra una citazione e un sapido ricordo, superare lo scoglio del paradosso di Böckenförde e affrontare un confronto a tutto campo con il dark side della globalizzazione, ma alla fine si sarebbe trovata persino un’agenda delle cose da fare. In politica estera: guardarsi dal battezzare eserciti e dal fare del cristianesimo la religione dell’Occidente; in politica interna: lavorare per irrobustire le ragioni dei laici, riconoscendo naturalmente piena cittadinanza alla manifestazione delle opinioni di ciascuno nello spazio pubblico, tanto dei credenti quanto dei non credenti, ma evitando al contempo la clericalizzazione della società; nell’analisi del voto, imparare che le ideologie saranno pure tramontate, ma l’elettorato continua ad orientarsi in base a profondi e non sempre razionali bisogni identitari; infine, con riferimento alla più dirompente attualità, apprezzare la diffusa e condivisibile preoccupazione per la sicurezza, ma anche quella per una deriva censitaria della democrazia, conseguenza dell’esclusione della sempre più consistente forza lavoro extra-comunitaria dai diritti di cittadinanza.
Poi, preso nota che le cose che la politica ha da fare sono tante, e che per farle ha bisogno di tornare a studiare, si sarebbe potuto riconsiderare con calma l’insieme dei lavori, constatare che il dibattito non verte solo tra laici e religiosi ma taglia trasversalmente entrambe le sfere, e scoprire che per fortuna la partita è ancora aperta. Fra l’idea laica: “fare come se Dio non esistesse” e l’idea non proprio religiosa, meglio sarebbe dire ateo—devota: “fare come se Dio esistesse”, la prima è ancora avanti, per fortuna, di qualche punto.
Mattino e mazzette
Il Corriere della Sera titola: "Chiesa, la tentazione del potere è demoniaca" (cosa detta da Massimo D’Alema, ma con parole diverse anche da mons. Piero Coda).
Il Riformista: "Dalemiano è colui che nega il dalemismo" (con buona pace di Kojève e Fukuyama, la negazione, come si vede, fa ancora egregiamente il suo lavoro).
L’Unità on line: "La politica torni a suscitare passioni" ( ).
Altri non so e Il Mattino non so: il Direttore si arrabbia, ma per prendere il giornale io devo prendere anche la macchina, e quindi, al mattino, niente mazzette (per fortuna).
Pubblicato in generale
Adelante Pedro
La Summer School è finita che era proprio summer. Domani riprendono, con giudizio, le trasmissioni su questo blog
Pubblicato in generale
D'Alema si fa la corrente filosofica e discute di religione
A me l’idea che uno si faccia la corrente filosofica mi piace da morire. (Ancor più mi piacerebbero un lago filosofico o un mare filosofico: ma non si può avere tutto). A uso però dei relatori alla Summer School di Filosofia e Politica della Fondazione ItalianiEuropei, che si apre dopodomani, tengo a precisare che nessuno li considera affluenti, né considero me stesso, purtroppo, sorgente, letto o foce di alcunché. Al massimo sifone.
(Per chi fosse interessato, l’articolo è qui). (Per chi proprio fosse interessato, al link di sopra trovate anche le schede di presentazione delle diverse sessioni in cui si articola la School)
In un senso spirituale
"Poniamo questo problema: come si caratterizza la forma spirituale dell’Europa? Non geograficamente, non dal punto di vista della carta geografica, come se fosse possibile circoscrivere su questa base gli uomini che vivono sul territorio europeo e considerarli l’umanità europea. In un senso spirituale rientrano nell’Europa i Dominions inglesi, gli Stati Uniti, ecc., ma non gli esquimesi o gli indiano che ci vengono mostrati nei baracconi delle fiere, o gli zingari vagabondi per l’Europa" (E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Il Saggiatore, Milano 1961, p. 332).
Gli indiani nelle fiere e gli zingari vagabondi. Il probo Husserl non sospettava che avrebbe finito i suoi giorni, nel ’38, con le SS sotto il portone, poiché in qualche senso non so quanto spirituale anche gli ebrei come lui non rientravano. (Su questo celebre passo richiamò l’attenzione Jacques Derrida, che del pericolo de l’esprit, del senso spirituale, si è molto occupato).
Prossimità – un sondaggio
Ad Heidegger sembra che “l’essenza del divino ci sia pù vicina di quanto non lo sia l’estraneità degli esseri viventi" (Lettera sul’umanismo, in Segnavia, Adelphi, Milano 1987, p. 279.
E a voi?
Pubblicato in generale
La spazialità dell'Esserci
(a voce bassa): – Papà, ma è vero che il corpo di nonna Anna sta sotto terra dove ci sta la croce? -.
– Sì, Renata -.
…
(a voce alta e perentoria) – Ma nonno Renato come fa a stare in un quadratino piccolo col suo papà? -.
Pubblicato in generale
Pinker, Ratzinger e la verità del relativo
Su New Republic è apparso in questi giorni un importante articolo dal titolo inequivocabile: “The Stupidity of Dignity”. Io me ne occupo su Left Wing (con un’opinione un po’ diversa sulla stupidità)