Archivi del giorno: febbraio 15, 2009

Il diritto di seppellire – Roberto De Mattei

Roberto De Mattei è uno storico, ed è stato a lungo Presidente dell’Associazione Lepanto. Roberto De Mattei è stato anche professore associato di Storia moderna nell’Università di Cassino. Roberto De Mattei è stato mio collega di Dipartimento. Dico al passato, perché credo sia stato trasferito.
Ma il suo nome è avvolto per me dal mistero, perché non credo di averlo mai visto nelle riunioni del Dipartimento. A volte ho pensato che potesse essere una buona idea appostarsi nei pressi dell’aula dove teneva i suoi corsi, per riuscire infine a vedere com’era fisicamente costituito un presidente di un’associazione come l’Associazione Lepanto. Sono stato sfortunato: ho sempre e solo incrociato un suo assistente, mai lui di persona. Forse usciva dalla finestra, forse si confondeva abilmente tra gli studenti: non so.

Roberto de Mattei ha spiegato al Foglio che parlare di testamento biologico ed eutanasia è per la Chiesa un segno di debolezza: "Mi spiego. Se parlo della fine della vita, dell’eutanasia, della morte cerebrale, non parlo di questioni che dividono i credenti dai non credenti, ma che semmai dividono le persone di retta ragione dagli irragionevoli. Credere che Eluana fosse una persona viva e non morta da diciassette anni, e che sia morta soltanto dopo che le sono stati tolti acqua e cibo, è un dato oggettivo di ragione. Dire questo non può dividere cattolici e non cattolici"
Roberto De Mattei ha ragione: dire che Eluana era morta diciassette anni fa non divide cattolici e non cattolici: divide Roberto De Mattei dal resto del mondo, nel senso che solo lui può sostenere che questo fosse il discrimine nella discussione su Eluana Englaro. Solo lui può credere che Beppino Englaro si stesse battendo per il diritto di seppellirre sua figlia, essendo lei già morta da diciassette anni.

Nota bibliografica 1: "Lepanto combatte il relativismo culturale e il "progressismo", sia in campo politico che morale e religioso, in quanto fattori di un processo di secolarizzazione e scristianizzazione che sembra preparare una prossima persecuzione della Chiesa. Queste offensive sono promosse soprattutto dalle forze socialiste e libertarie e vengono di fatto favorite dai mass-media".
Nota bibliografica 2: Sulla finis vitae De Mattei ha chiesto che "venga messa indiscussione questa nozione di morte cerebrale" che risponde più ad un approccio utilitarista determinato dalla pressione di coloro che praticano trapianti piuttosto che un atteggiamento precauzionistico". "Nessuno può dimostrare che la morte cerebrale determini la separazione dell’anima dal corpo e dunque la morte reale dell’individuo" ha continuato De Mattei. C’è un altà probabilità che quel corpo cerebralmente leso conservi ancora un’anima". Giusto! Ben detto! In dubio pro vita! Propongo vivamente che la nuova legge sul testamento biologico adotti il criterio proposto da De Mattei. Scriva il Parlamento che c’è morte reale quando l’anima si separa dal corpo. Niente timidezze, niente debolezze, per favore.

Martirio

Ma se la vita è un valore supremo, se la vita è perciò indisponibile, il martire cristiano?

Si dirà: ma il martire mica si suicida, mica dispone lui della propria vita. Giusto. Ma cosa precisamente testimonia? Se è un martire, testimonia: questo vuol dire martire. E cosa testimonia, il martire? Cosa, se non che tiene più alla fede che alla vita?  Ebbene: posso io tenere più alla mia libertà, che alla vita? Mi si chiede di abiurare: io rifiuto. Mi si chiede di tradire: io rifiuto. Mi si chiede di condannare: io rifiuto. E vengo messo a morte (per esempio: mi si lascia morire di fame e sete). Se ora il sondino non può essere rifiutato, è perché chi rifiuta non testimonia nulla: nulla, s’intende, agli occhi di chi ritiene che appunto il sondino non può essere rifiutato.
Orbene, nell’articolo su Left Wing ho parlato di una catastrofe ontologica e di un disastro culturale, qui ci metto pure una grave cecità morale. Perché io voglio capire che la Chiesa non consideri la libertà di scelta e l’autonomia individuale un valore in sé, e che dunque nel suo puro esercizio io non testimonio nulla. La testimonianza sta infatti dal lato di ciò per cui scelgo: scelgo la fede, piuttosto che la vita; scelgo l’amore o l’amicizia, piuttosto che la vita; c’è un bene più grande che viene scelto, per cui ha valore di testimonianza la scelta.

Dove sta però la cecità morale? Nel fatto che è un valore più alto della vita stessa rispettare la libertà di scelta dell’altro. E’ alla Chiesa che si chiede dunque di testimoniare. Ma la Chiesa non ha più forza di testimonianza.
E infine, e dal mio punto di vista soprattutto, non è vero affatto che non testimonio. Testimonio che più della vita conta il viverla.

(Se poi siete stati così pazienti da arrivare sin qui, vi regalo il link al convegno di Radio Radicale su "Verità e menzogna su eutanasia", ma soprattutto la fulminante battuta di Ignazio Marino sull’alimentazione artificiale: "la prescrive il medico, non il cuoco" – battuta la cui fonte, sono sicuro, è il Gorgia di Platone)