Che cosa c’è di meglio di una domenica di Carnevale, con la propria figlia che dopo avere per settimane provato i passi dei balli da eseguire dietro il carro allestito dai compaesani della frazione di Aiello si impegna a sfilare per sei ore (vestitino euro 21), nonostante il freddo polare, prima a Baronissi poi al pomeriggio in un paese vicino, insieme agli altri carri e alle altre ballerine e ballerini? Cosa c’è di più bello, di più soddisfacente, di più delizioso dell’accompagnarla, e di mescolarsi tra la folla festosa e colorata di coriandoli e maschere, salutandola da lontano con la mano, sorridendo ai suoi sorrisi, chiamandola in risposta ai suoi richiami, mentre gli altri due figlioli si rincorrono, scappano di qua e di là, si perdono tra la folla costringendoti a cercarli, a inseguirli, a trovarli, e per farli star buoni a comprargli la bomboletta con la schiuma, la trombetta, le caramelle, il palloncino? (Ed è subito sera).
Ditemi: cosa c’è di meglio, se non un febbrone da cavallo che costringe Renata a letto tutto il giorno?
tieniti stretti i tuoi gioielli
per quanto ti rompano assai
sono un dono di Dio
falla corta, è ovvio che quest’anno il tuo dio ha accolto la tua prece
La differenza, quest’anbno, stava nel fatto che Renata avrebbe dovuto sfilare. E comunque il mio dio dovrebbe conservarle la febbre fino a domenica prossima. Improbabile.