Il paradosso del partito democratico, il rebus della sua sempre più misteriosa identità, sta tutto qui: non si possono convocare le assise massime del congresso, perché lo statuto ha reso troppo macchinose le procedure necessarie, e perché le elezioni europee sono alle porte (e perché il tesseramento è a sua volta un rebus non ancora sciolto, aggiungerei), ma è possibile convocare in tre giorni un’assemblea nazionale che porti a Roma ben tremila persone, membro più membro meno, a cui affidare un compito poco più che notarile: quello di assegnare la reggenza del partito al vice-segretario Dario Franceschini, come soluzione ponte in vista del congresso d’autunno. In realtà, nessuno ha mai visto affidare a una riunione di tremila persone l’onere di una semplice ratifica. E nessuno sembra sospettare che cosa significhi, nel momento attuale, dare la parola a tremila persone perché affrontino una discussione che nei contenuti non può non essere impegnativa, ma di cui però si pretende di predeterminare l’esito. Se invece sabato i tremila convenuti trovassero una sala della Pallacorda in cui giurare di non separarsi più e di non sciogliersi finché il partito democratico non sarà stato stabilito e posto su salde fondamenta, come fecero nel 1789 i rappresentanti del Terzo Stato, dando il segnale della rivoluzione, forse il partito potrebbe trovare il modo di risollevarsi.
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buongiorno vedo che siamo già in piena attività è suggestiva la data scelta io aggiungerei 1789-99 almeno ci starebbero dentro 500.000 persone e un bel pò di teste perdute mi
ero già abbastanza convinto del fatto che quello statuto avesse bisogno di una sistemata.
Speriamo, sarò là per spingere in quella direzione.
Io sto con Letta.
hagrid
il mio consiglio è sempre lo stesso:
dormi un po’ di più!
spero che Dario decomunistizzi il PD
cig
http://almanaccoromano.blogspot.com/search/label/Andr%C3%A9%20Suar%C3%A8s%20a%20un%20giovane%20comunista
cig