Archivi del giorno: marzo 3, 2009

Venghino signori Venghino

All’Università Pontificia Gregoriana si apre oggi, e durerà fino a sabato, un’importante conferenza internazionale su "L’evoluzione biologica: fatti e teorie". Mi limito a citare dalla pagina dedicata al tema della conferenza, con breve postilla finale:

"[La teoria neo-darwiniana] non va considerata né come una verità definitiva, che ne farebbe un’ideologia – proprio il contrario della scienza –, né come il suo opposto, come se fosse direttamente contrapposta ad una verità d’ordine religioso, per esempio. Si può, inoltre, discutere la questione di eventuali presupposti metodologici, quali il meccanicismo o un riduzionismo radicale, che forse potrebbero avere contaminato detta teoria in un senso più filosofico che non prettamente scientifico.

"Per tale ragione, il secondo piano da considerare attentamente, ben distinto dal piano delle scienze positive, è quello della riflessione filosofica; sia a livello epistemologico – in merito a quale sia veramente lo statuto epistemologico del neodarwinismo, per esempio –, sia a livello di una filosofia della natura di stampo critico, che possa riflettere adeguatamente sulle numerose implicazioni filosofiche dell’evoluzione delle specie in genere, come della teoria sintetica in particolare.

D’altra parte, solo un’adeguata riflessione filosofica può articolare, senza confonderli, i piani della scienza da una parte, e della fede o della teologia dall’altra. Quella filosofica deve quindi precedere logicamente la riflessione teologica sul fatto dell’evoluzione come sulle varie teorie che provano a spiegarlo. Nel campo proprio della teologia cristiana, il punto di partenza più ovvio sarà un’adeguata esegesi dei testi biblici che trattano della Creazione, a cominciare dai primi due capitoli del libro della Genesi. La distinzione dei generi letterari rimane una delle maggiori lezioni che possiamo, tra l’altro, ricavare da Galileo.

Intendiamo in questo modo evitare ogni opposizione frontale tra creazione ed evoluzione, nonché le polemiche suscitate per esempio dallo “Intelligent Design”, come se fosse una teoria scientifica alternativa al neodarwinismo. Un cristiano può credere nel disegno provvidenziale di Dio nella Creazione, senza farne una “teoria scientifica” concorrente ad un’altra: stiamo decisamente su un altro piano d’interpretazione. Questo però suppone, reciprocamente, che nessuna teoria scientifica si voglia erigere a spiegazione ultima della realtà, ciò che ne farebbe o una pseudo-metafisica, o una pseudo-religione – in ogni caso, il contrario della scienza".

Postilla. Queste posizioni hanno ai miei occhi un serio limite: per un verso sono ovvie, per un altro temerarie. E’ ovvio infatti che nessuna teoria scientifica si può erigere a spiegazione ultima della realtà, ma è temerario, in primo luogo, ritenere che questo basti a legittimare (se non a titolo di mera possibilità logica) qualunque altro genere di interpretazione della realtà, e, in secondo luogo non fare i conti con i problemi che ha la nozione stessa di spiegazione ultima, scientifica o no che sia.

Il rispetto e l'amore

E’ molto bello l’articolo di Marina Corradi su Avvenire. Lo dico senza alcuna ironia. Prende spunto da un’intervista all’infermiera di Udine che ha raccontato gli ultimi giorni di Eluana Englaro, e in particolare dal giudizio che l’infermiera ha espresso sul caso: sarebbe stato accanimento terapeutico, secondo lei, il tenere in vita Eluana per tutti questi anni.
E la Corradi si chiede come sia possibile, qual genere di rovesciamento della realtà e del suo senso deve verificarsi perché si chiami accanimento la cura amorevole prestata a Eluana dalle suore per anni e anni le sono state vicino. E scrive: "il darsi più totale e gratuito si vuol chiamare ‘accanimento terapeutico’, in questa Italia a forza liberata".

Ora però vi chiedo di leggere con attenzione l’articolo di Marina Corradi. In nessuna parola dell’articolo compare un qualunque riferimento alla volontà di Eluana. Semplicemente, la situazione morale che Marina Corradi descrive prescinde completamente dalla considerazione della volontà della persona oggetto di cura. Completamente. Ed è perciò che l’assistenza, praticata in un atto di donazione totale e gratuito, vale moralmente – dal punto di vista di Marina Corradi – solo ed esclusivamente in ragione di quel donarsi assoluto, ma non trova alcuna misura nell’eventuale volontà dell’assistita. E lo stesso, conseguentemente, per la nozione di accanimento, di cui si discute in maniera del tutto indipendente dall’elemento della volontà soggettiva.
Io mi domando non se Marina Corradi abbia o no ragione, ma come mai – visto che per fortuna qui si tratta di morale e non di scienza, e non c’è da riportare qualche definizione scientifica in materia – com’è possibile che Corradi non ci rifletta almeno un secondo su, prima di escludere che quella misura (che nella tradizione morale occidentale si traduce in rispetto, essendo il rispetto un limite anche dell’amore) abbia la sia pur minima rilevanza.

Le teste cadono

L’ultimo episodio di intolleranza. Cadono le teste dei filosofi che hanno creduto possibile un dialogo tra scienza e fede.