Venerdì. Laboratorio di analisi. Papà abbastanza ingolfato, figliola con tanta voglia di chiacchierare. Lunga attesa.
– 35! -.
Tocca a noi. Ci alziamo, ed entriamo nella Sala prelievo. Togliamo i cappotti.
Dottoressa: – Vuole tenere sua figlia in braccio? -:
Io: – Non c’è bisogno. Comunque: Renata, vuoi sederti in braccio? -.
Dottoressa, voltandosi: – Renata? Ma lei…? Sua figlia è Renata, vero? -.
Io: – Sì -:
Dottoressa: – Ah. Ma noi ci conosciamo. Lei è il marito di…? -:
Io: – Di Barbara -.
Dottoressa: Sì. Renata… Renata è una bambina molto matura, si vede. E poi gli altri due come si chiamano? Enrico…? -.
Io: – Enrico e Mauro -.
Dottoressa: – Io li sento sempre, sa? Io sono la dottoressa che abita sopra casa di sua suocera. Stamane mi ha chiamato… -.
Io: – Ah, sì, mi ha detto. Lei sente soprattutto Mauro, il più piccolo -.
Dottoressa: – Sì, sì. Certo che sua suocera è una santa donna. Lei ha una suocera d’oro, sa? Veramente una suocera d’oro -.
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