Ma facciamo, anzitutto, che il punto è, in generale, quanto il web orienti (formi e sia un pezzo de) l’opinione pubblica? Non vedo ragioni per escluderlo. Vi sono, per dirla alla buona, aspetti materiali (quanti soldi sposta il web, per esempio) e aspetti formali (ci vogliono candidati che funzionano sul web? oppure: ci vogliono messaggi che funzionano sul web?). E’ ovvio che è più facile rilevare gli aspetti materiali, perché lì basta far di conto, ma questo non significa che non abbiano rilievo gli aspetti formali.
Che abbiano rilievo gli aspetti formali non significa, a sua volta, che il web decide di candidati e messaggi. Una condizione necessaria, o quasi-necessaria, o più semplicemente: una condizione di qualche peso, non è una condizione necessaria e sufficiente. E non è nemmeno una condizione esclusiva, come se si dicesse: la novità passa sul web e solo sul web.
Quel che dovrebbe forse dare maggiormente da pensare (posto che una simile candidatura sia esemplare: cosa che non so, ignorando tutto il resto delle liste alle Europee) è invece se (non so: dico se) il partito democratico cercasse le sue candidature indipendentemente da una preoccupazione circa gli interessi reali e le domande di riconoscimento che intende rappresentare. Dico: interessi reali e domande di riconoscimento per non dire solo idee nuove. Il punto è che la credibilità di una proposta politica deve soddisfare la condizione necessaria, o quasi-necessaria, o anche solo di qualche peso, dell’attratività presso l’opinione pubblica (televisioni, carta stampata, web, telefono e quant”altro), ma deve anzitutto essere una proposta politica. (Per tutto il resto, torno a rinviare a Left Wing)