Archivi del giorno: settembre 3, 2009

Fono-logo-

Non capisco perché Barroso se la sarebbe presa: i portavoce afoni erano una bellissima idea, per snidare finalmente il fonologocentrismo dell’Occidente.

(Che se poi Berlusconi sapesse che per Derrida il fono-logo- è anche un fono-logo-fallo-centrismo…)

Udite Udite

Una bella notizia, affamati lettori di filosofia che vi domandate ogni giorno: ma dov’è la nuova filosofia teoretica italiana? Ma dove sono i giovani filosofi, le giovani leve? (Vale, per la parola "nuovo" e per la parola "giovane", in filosofia, quello stesso che si dice in politica: sicché fate voi).
Ma ci sono i giovani filosofi! Ma ci sono, le giovani leve! E sotto l’esperta guida di Rocco Ronchi (che sempre giovane è, secondo gli standard accademici, ma un po’ meno giovane) hanno finalmente prodotto il nuovissimo Palazzi! No, il nuovissimo Zanichelli! No, il nuovissimo manuale
Filosofia teoretica. Un’intorduzione, della UTET (che se lo acquistate su IBS risparmiate pure un bel 10%)

E dovete acquistarlo. Perché vi aggiornate sugli ultimi quarant’anni; perché il solo fatto che si tiri fuori un manuale di filosofia teoretica dovrebbe ingenerare in voi la curiosità di sapere come diavolo si fa a stendere un manuale del genere (più prudentemente: un’introduzione). E perché una delle sei o sette voci di cui si compone (Identità/differenza) è scritta dal sottoscritto, e al primo capoverso fa così:

Per cominciare, Hegel. Ad Hegel si può infatti risalire per assegnarsi il compito di chiarire l’interesse della filosofia teoretica per quelle categorie, alle quali nella vita ordinaria non attribuiamo in realtà "alcuna efficacia determinatrice del contenuto" [Hegel 1831, 12]. Nella vita ordinaria, siamo per esempio interessati a sapere che cos’è un albero, oppure Dio. Possiamo avere interesse a conoscere le proprietà di una cosa (o di un oggetto: nel seguito impiegheremo i due termini come sinonimi), o le circostanze in cui è accaduto un certo evento. Tutto ciò ricade però nell’ambito delle "rappresentazioni" il cui valore ed il cui scopo, la cui esattezza e la cui verità, ragiona Hegel, non sembrano aumentate né diminuite dalle determinazioni puramente formali del pensiero. Tra queste determinazioni rientra senz’altro l’identità, che già Kant collocava tra quei "concetti della riflessione" di cui ci avvaliamo per esaminare le nostre rappresentazioni, stabilendo ad esempio se ‘questo’ è identico a ‘quello’, oppure se ‘questo’ è diverso da ‘quello’, ma non per determinare il contenuto di ‘questo’ o di ‘quello’. Se un albero è un albero, ciò dipenderà infatti da certe sue proprietà materiali, non dal fatto che, in quanto è un albero, esso è identico a se stesso. L’esame di cui parlava Kant è affidato cioè ad una riflessione esterna, che non determina la cosa stessa. Fin qui, scriveva perciò Hegel, "le determinazioni del pensiero valgono come forme che sono nella sostanza, ma non sono la sostanza stessa" [Hegel 1831, 13].

Naturalmente contrtinua, la voce, ma per quello ci vuole appunto il  volume.