Archivi del giorno: settembre 23, 2009

Luca Caselli e un vecchietto

Alle 18.10 di domenica 20 settembre, Luca Caselli, nato a Sassuolo il 19 settembre 1972, tre figli, laureato in giurisprudenza e avvocato libero professionista, consigliere comunale dal 1995 e dal 2004 anche consigliere provinciale, membro del Comitato Provinciale del PdL di Modena e sindaco di Sassuolo in carica, si è guardato intorno, ha guardato poi con evidente irritazione il vecchietto che aveva a fianco, e per non subire ancora l’onta delle sue parole si è alzato, gli è scivolato alle spalle ed è sceso dal palco. Prima di andarsene, ha camminato nervosamente ai margini della piazza, fatto qualche telefonata, parlato con un paio di persone. Poi se ne è definitivamente andato. O almeno io non l’ho più visto.

Il vecchietto però ha continuato a parlare. Con la sua voce sottile, appena tremolante, chiedendo perdono, ma ha continuato a parlare: di un ministro della cultura che parla contro la cultura, e di altri misfatti recenti. Luca Caselli non se l’aspettava. Al vecchietto avevano dato un tema, Comunità e carità, che pareva il più conciliante possibile. E lui, del resto, si era all’inizio mostrato conciliante, muovendo da un passo dei Promessi Sposi, del ‘nostro’  Alessandro Manzoni. Un passo tratto dal capitolo XXXVI, quello in cui Renzo incontra al lazzaretto Padre Felice. E il tema era svolto nei termini del terzo, del terzo per il quale una comunità si costituisce come tale, e finché le cose si tenevano a quest’altezza, a questa generalità, Luca Sasselli seguiva il vecchietto senza troppa difficoltà: a chi non piace Manzoni? Quando però il terzo è diventato il frate che va a mani nude in mezzo ai lupi, Luca Sasselli si è rabbuiato. E quando il vecchietto ha preso a dire – come Padre Felice: con la corda al collo – che lui in giro vede solo lupi, e a chiedersi dove siano più i frati di cui ha bisogno una comunità per esser tale, allora Luca Sasselli deve aver pensato che la misura era colma, che quel vecchietto non stava facendo più cultura, ma propaganda, e che perciò non poteva restare un minuto di più. Ma il vecchietto non si è scomposto. Ha continuato, senza alzare i toni ma senza nemmeno abbassarli, perché non si fa un Festival di Filosofia solo per ricevere un comodo supplemento d’anima sul calar della sera, perchè confinare la filosofia in un recinto estetico, o genericamente culturale, è non far filosofia, perché non si parla in piazza se non si ha riguardo al fatto che è in una piazza che si parla, di fronte ai simboli civili e religiosi di una comunità, e perché pazienza per il patrocinio, mi scuserà l’organizzazione del festival, ma filosofo non è colui che fa la guardia al bidone di benzina, ma colui il quale gli dà fuoco.

Il vecchietto era Carlo Sini (e il passo del Manzoni col discorso di Padre Felice si trova qui)