«Dobbiamo renderci conto che siamo circondati da enigmi». In uno dei suoi ultimi libri, I tempi della poesia. Ieri/Oggi (2007), Vincenzo Vitiello ricorda le parole con cui Arnold Schönberg si rivolgeva a Wassily Kandinsky per apprendere con lui ad avvicinarsi, non più che avvicinarsi, all’«inattingibile». C’è da domandarsi quali e quanti di questi enigmi saranno accostati domani, nell’incontro con Cacciari, Cantillo, De Giovanni ed Esposito che si terrà al SUM per i 75 anni del filosofo napoletano. Una cosa comunque è certa, che quel che accadrà non porterà, in ogni caso, allo scioglimento di alcun enigma. Schönberg proseguiva infatti così: «Dobbiamo avere il coraggio di affrontarli senza chiedere vilmente di avere una soluzione».
C’è molto del filosofare di Enzo Vitiello in queste parole: invece di precipitarsi verso la soluzione, approfondire radicalmente la domanda, fino a precipitarla nell’aporia. Al tempo in cui, dopo un lungo attraversamento dell’idealismo tedesco fino a Heidegger, Vitiello pubblicò Topologia del moderno, nel 1992, l’intento più visibile era quello di condurre una rivisitazione della modernità col dichiarato proposito di respingere ogni interpretazione di carattere storicistico. Ma di sotto all’intenzione dichiarata stava il tentativo di determinare il luogo paradossale in cui si esercita il pensiero: fra fiume e roccia, per dirla con il poeta Rilke, o fra cielo e terra, per dirla con il filosofo Kant, e insomma fra gli arcani di un’antica sapienza poetica e il gran rumore del mondo, con la sua infaticabile prosa. Il nome per quel luogo sottile e inospitale era allora contradictio contradictionis: non quindi un luogo in cui riposare, in cui trovino soluzioni i dilemmi eterni di Dio e dell’uomo, ma il luogo della massima inquietudine. Per una certa tradizione hegelo-marxiana, assai viva e presente anche nella cultura filosofica napoletana, ogni epoca storica pone soltanto i problemi che può risolvere; per Vitiello, in contra-dizione col proprio tempo, si tratta invece di avventarsi solo sui problemi per i quali non c’è soluzione possibile.
Da quel libro decisivo ad oggi, la ricerca di Vitiello ha preso due direzioni: quella estetica, con un costante confronto con i linguaggi dell’arte, e quella teologica, con un’intransigente ermeneutica della parola di Dio. In un caso, allo scopo di mostrare quanto avanzata sia, in campo artistico, la forza di contestazione delle forme istituzionali dell’arte; nell’altro, per sommuovere l’intera biblioteca teologica dell’Occidente, da Paolo a Karl Barth, e giungere sino alle soglie di un Dio almeno possibile. In tutti e due i casi, con l’intento dichiarato di mettere radicalmente in questione le false certezze dell’io, il protagonista principale del racconto moderno, e renderlo estraneo ed infine ignoto persino a se stesso.
All’incrocio di queste due direzioni di ricerca grandeggia la figura, cresciuta sempre più in importanza, di Giambattista Vico. A Vico Vitiello torna non per riabbracciare un nuovo umanesimo di stampo storicistico, ma proprio al contrario per disfarsene, grazie ai geniali sondaggi genealogici della vichiana Scienza Nuova. Sta qui, forse, il senso più profondo dell’incontro di domani, a Napoli, sede di una scuola di studi vichiani importante e ancora ricca di voci significative: come rivisitare la propria tradizione, i linguaggi della storia ma pure la storia o la preistoria del linguaggio, e come scavare di sotto ad essa, per ripensare anche il modo di fare e di stare nella città, nella polis – luogo che l’uomo costituisce ed abita proprio grazie al linguaggio, e con il quale la filosofia ha stabilito una lunga alleanza. Ma forse è un piccolo enigma anche questo: se si tratti oggi di scioglierla o invece di rinsaldarla, una simile alleanza, e se non resti dunque che abitare sugli incerti margini della città, di Neapolis, o anche nel suo cuore ferito, dolente ma forse ancora vitale.
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Vitiello sarà oggi a Salerno, alle 18.30, presso la Sala Genovesi della Camera di Commercio di Salerno, per un incontro su "La crisi della politica", con Massimo Cacciari e Biagio De Giovanni, modera Massimo Adinolfi. Domani sarà invece a Napoli, alle 17.00, all’Istituto Italiano di Scienze Umane, con Massimo Cacciari, Giuseppe Cantillo, Biagio De Giovanni e Roberto Esposito, per un incontro organizzato in suo onore.