Archivi del giorno: dicembre 31, 2011

Cerimonia regale per l’avv. Taormina principe di Filettino

È un vero peccato che principi e regnanti di ogni genere e specie non siano più sovrani per grazia di Dio e volontà della nazione, ma debbano accontentarsi delle lungaggini di un processo costituente, con votazioni, spogli, elezioni di deputati. Almeno così vanno le cose a Filettino, provincia di Frosinone, dove il Principe Reggente ha potuto insediarsi solo dopo la proclamazione dei risultati elettorali. E così, senza neppure ricevere la corona dalle mani del Papa, l’Augusto Eletto, l’avvocato Taormina, ha atteso per ben due ore l’esito dello scrutinio. Peraltro lusinghiero: 710 votanti, un solo no (qualche bastian contrario lo si trova sempre)

Sono state di sicuro le ore più lunghe della sua vita, che gli sarà passata tutta davanti in un baleno: i faticosi studi universitari, la costruzione di una brillante carriera forense, l’esperienza parlamentare, l’esperienza di governo purtroppo breve come sottosegretario, le mille comparsate televisive in cui fare a gara a chi le spara più grosse. Nulla però che valesse al confronto dell’ultimo trionfo, quello di ieri: l’insediamento come principe di uno Stato nuovo di zecca, il Principato di Filettino! Non sarà ancora illustre come il Principato di Monaco o come San Marino, ma è pur sempre qualcosa. I quarti di nobiltà non saranno gli stessi dei Borbone o dei Windsor, ma diamogli tempo.

Io però lo vedo, il settantenne Carlo Taormina del foro di Roma, timido ed emozionato come uno scolaretto, circondato dagli alti dignitari del Principato, mentre riceve i segni del comando e compie regale gli ultimi passi che lo separano dalla gloria. Lo osservo come nella memorabile sequenza di un film, che solo nel finale rivela il segreto di una vita intera, costruita con fatica, amore, dedizione, e che sull’ultima inquadratura si stringe lentamente sul volto del protagonista e riprende la piega del volto che, dapprima impercettibile, poi sempre più visibilmente, si allarga in un sorriso beffardo e prorompe infine in una risata sempre più incontrollabile e sguaiata, tra la costernazione dei presenti che, loro, ci avevano creduto per davvero.

Che se poi ieri non è andata così, e il principe Taormina ha pensato di insediarsi per davvero nel cuore del Frusinate alla guida di uno Stato sovrano, beh: a ridere allora ci penseremo noi.

L’Unità, 31 dicembre 2011

La noia disinnesca i cronisti senza più gag

Tradizionale conferenza stampa di fine d’anno. Dopo oltre due ore di sobria e pacata esposizione del Presidente del Consiglio, i giornalisti  ripongono i taccuini, spengono i registratori e, prima di mandare il pezzo al giornale con le dichiarazioni sulla manovra atto dovuto e la crescita atto voluto, prima di sbirciare un’ultima volta il grafico sullo spread e decidere se credere alle rassicurazioni del governo, si mettono alacremente a compulsare le pagine dei Concetti fondamentali della metafisica di Martin Heidegger, in cerca dei paragrafi dedicati alla noia, stato d’animo così fondamentale da illuminare in profondità la natura dell’uomo. Istinto del cronista, che ha bisogno di capire. In questo caso, infatti, c’era da capire cosa mai fosse quello stato di intorpidimento delle membra e dello spirito che li aveva assaliti, in assenza di gomitate da parte di colleghi più guardinghi e soprattutto delle sapide barzellette del predecessore: senza una gaffe, una battuta galante, o almeno una smargiassata del Cavaliere da riportare, ma con nelle orecchie soltanto il ronzio monocorde di parole scandite alla velocità con cui un bradipo tridattile si fa la toilette al mattino.

Heidegger viene in soccorso. La noia, egli spiega, consta di due elementi strutturali: l’esser lasciati vuoti e l’essere tenuti in sospeso. Più o meno quello che è accaduto ieri! Nella noia, infatti, le cose che ci circondano non hanno più nulla di interessante da offrirci, nonostante rimaniamo inchiodati ad esse senza un reale motivo, e noi ce ne stiamo inattivi, sospendendo l’esercizio di qualunque capacità, sia fisica che intellettuale: descrizione assai calzante della conferenza di ieri. Heidegger però sostiene anche che l’uomo è l’unico animale che si annoia. E Le scienze dell’educazione danno man forte: non dicono gli educatori che i nostri figli fanno troppe cose e devono invece sapersi annoiare?

Chiuso il libro, i giornalisti avevano dunque la chiave del perché in tempi di crisi abbiamo bisogno del professore: più ancora che per le misure a favore della crescita, per la sonnacchiosa pedagogia che benignamente spande. Per riportare cioè se non la calma sui turbolenti mercati almeno la noia nel cuore degli uomini. (Dopodiché è vero che Berlusconi lo abbiamo visto addormentarsi in pubblico, Monti al massimo farà addormentare noi).

L’unità 30 dicembre 2011