Archivi del giorno: marzo 7, 2014

La diaspora grillina

ImmagineCom’era quel motivetto di cinquant’anni fa? E se prima eravamo in due a cantare l’alligalli, adesso siamo in tre a cantare l’alligalli. Poi quattro, poi cinque. Ed effettivamente, tra dimissionari, fuoriusciti, espulsi della prima e dell’ultima ora, ce n’è abbastanza perché al Senato non si intoni festosi il motivetto di Gigliola Cinquetti, ma si costituisca almeno un gruppo autonomo di ex-grillini, orfani di Beppe Grillo. E in un quadro politico fragile, con numeri piuttosto risicati a sostegno del governo Renzi nella Camera alta, l’eventuale costituzione di un nuovo gruppo parlamentare non rischia affatto di passare inosservata.

In verità, la fragilità dei partiti politici italiani è un dato permanente della seconda Repubblica: neanche il movimento 5 stelle fa eccezione, sia pure seguendo dinamiche sue proprie, legate sostanzialmente al ruolo es-lege di Beppe Grillo. Succede così che al termine di una legislatura i cambiamenti di casacca, le transumanze da uno schieramento all’altro, o da uno schieramento a nessun schieramento, nel limbo accogliente del gruppo misto, raggiungano numeri a tre cifre. È un dato ormai strutturale che dipende tanto dalla debolezza cronica delle strutture di partito, prive di cemento culturale, di legami ideologici, di solidi noccioli programmatici, o anche solo di robusti vincoli organizzativi, ma che è probabilmente anche un effetto del maggioritario di coalizione, principio cardine delle leggi elettorali degli ultimi vent’anni – par di capire anche dell’Italicum – leggi che in vario modo in questi anni han messo insieme gruppi e persone i più disparati, come l’incontro fortuito tra un ombrello e una macchina per cucire su un tavolo anatomico. Nell’arte forse possono stare insieme, ma nella vita parlamentare prima o poi si separano.

E vanno a formare un nuovo gruppo. Cosa faranno i grillini una volta compiuto il grande passo è ancora presto per dirlo. All’indomani dell’espulsione, si ascoltano inevitabilmente inflessibili dichiarazioni di fedeltà ai principi, al programma, alle battaglie del movimento, dal quale pure, obtorto collo, ci si è dovuti separare. Ma se la legislatura dovesse durare, se il governo Renzi dovesse svoltare non soltanto il semestre europeo ma anche quello successivo, e quello dopo ancora, è difficile immaginare che la pattuglia sempre più folta di grillini in libera uscita rinunci a fare politica. Rinunci cioè a incidere sulla dialettica parlamentare, dal momento che è proprio l’assoluta irrilevanza, per Grillo, delle dinamiche politico-parlamentari ad aver prodotto prima i mugugni, poi le critiche, infine l’aperto dissenso (e quindi la cacciata furibonda dal Paradiso dei 5 Stelle).

Vi sono a questo punto due possibilità. O due direzioni. Seguendo la prima, il nuovo gruppo di senatori potrebbe cercare un terreno di convergenza a sinistra, con Sel, con pezzi erratici della minoranza piddina, su materie sulle quali è più facile per loro trovare un’intesa: la Tav, gli F-35, i diritti civili. Una piattaforma, insomma, pacifista, ecologista e dei diritti, che potrebbe essere presentata come quel cambiamento a sinistra tanto auspicato, tanto promesso e però non realizzato dal governo Renzi (che diventerebbe vieppiù il governo Renzi-Alfano). Questa è, nel Pd, la proposta sulla quella sembra lavorare Civati, per mettere in difficoltà Renzi, e intestarsi la rappresentanza della (presunta  vera) sinistra in Italia.

L’altra direzione seguirebbe una rotta di avvicinamento alla maggioranza di governo, in forma variabile e, anche questa volta, su singole issues, ma più facilmente recepibili dal premier, che potrebbe per esempio rilanciare con forza la carta dei costi della politica, da tagliare drasticamente. Dopo tutto, la rottamazione è la versione light del vaffa-day grillino: Renzi potrebbe riproporla, per aggiungere qualche voto alla sua maggioranza e muoversi con qualche libertà in più e qualche condizionamento in meno nella «palude» parlamentare.

In ogni caso, quel che è certo è che nel giro di un anno appena dal voto nulla o quasi si presenta oggi, in Parlamento, così come si è presentato ieri alle elezioni. E questa, per Matteo Renzi, è più probabilmente un’opportunità che un rischio.

(Il Mattino, 7 marzo 2014)

La politica non è solo per uomini

Immagine«La parità di genere non si impone per legge» ha stabilito Maria Stella Gelmini, e per questo Forza Italia non si è dichiarata disponibile agli emendamenti che invece ne accolgono il principio, imponendo ad esempio l’alternanza uomo/donna in lista e la metà dei capilista donne. Forse, se all’ex Ministro avessero chiesto della festa della donna, che cade domani, avrebbe proseguito contrariata osservando che nemmeno quella si può imporre per legge. Si può imporre infatti di festeggiare qualcuno o qualcosa, conculcando il diritto di libertà di chi invece proprio non vuol far festa? Evidentemente no. Perciò: via la festa. E forse anche: via quel senso di un vincolo collettivo, pubblico, che si cerca di affidare ai gesti e alle manifestazioni dell’8 marzo.

A pensarci bene, poi, le parole della Gelmini sono un filo pleonastiche: non solo, avrebbe dovuto dire, le quote rosa non si impongono per legge, ma non si impone niente a nessuno. Non è questione di imposizione, insomma. Bensì di cortesia, di buona volontà, di garbo e, perché no?, di cavalleria. Il tutto messo in un pacchetto e ben confezionato con in bella vista l’importante dicitura: «cultura». È questione di cultura, si dice infatti. Se non cambia la cultura del paese, la presenza delle donne nelle istituzioni non sarà mai davvero paritaria.

Intanto, però, è da dire che le cose stanno già cambiando: il 30 per cento della composizione dell’attuale parlamento è costituito dalle donne (e svettano, quasi alla pari, le rappresentanza dei 5 Stelle e del Pd). È la percentuale più alta dall’inizio della storia repubblicana. In secondo luogo, e soprattutto, si dimentica che le leggi costituiscono uno strumento fondamentale proprio per il cambiamento della cultura di un Paese. Se è questione di cultura, è anche perché certe leggi promuovono attivamente una certa cultura: aperta per esempio ai diritti fondamentali, all’uguaglianza, alla parità di genere. Certo, Alcune volte sono i cambiamenti sociali e culturali del paese a imporre mutamenti del corpo delle leggi, ma altre volte va al contrario, e non c’è alcun motivo per essere così perentori come la Gelmini, rifiutando di percorrere una delle due direzioni. Anche perché, nonostante i progressi compiuti, l’Italia è ancora un Paese a rappresentanza prevalentemente, quando non esclusivamente maschile: alla Presidenza della Repubblica, alla Corte Costituzionale, alla Corte dei Conti, alla Presidenza del Senato, e via elencando i vertici delle nostre istituzioni. Fa parzialmente eccezione la Camera, che ha avuto tre Presidenti donna, e ora il governo, dove il numero di uomini e donne è, finalmente, pari. Ma non si capisce perché non aiutare questo processo, cosa si teme da un maggiore ingresso delle donne nel Parlamento. La cui credibilità (dico quella delle Camere, non delle donne) è peraltro attualmente così bassa, come dimostra il rapporto Eurispes sul grado di fiducia nelle istituzioni, che ben difficilmente le quote rosa potrebbero peggiorarlo. D’altronde, la neo-capogruppo del Ncd alla Camera, Nunzia De Girolamo, ha ricordato proprio ieri alla Gelmini, in un tempo non lontano sua collega di partito, che ormai facciamo valere per legge la parità di genere nei consigli di amministrazione, sicché non si capisce perché per le Camere il principio non debba valere. Ed effettivamente: non si capisce. Il Pd in verità lo capisce il principio e lo adotta. Forza Italia no, non lo adotta e forse non lo capisce.

Si capisce invece quel che ripeteva spesso Tina Anselmi, figura prestigiosa della politica italiana: «nessuna vittoria è irreversibile. Dopo aver vinto possiamo anche perdere, se viene meno la nostra vigilanza». È giusto. Ma è vero pure che una legge può rendere un po’ meno reversibile l’incremento della rappresentanza femminile nel Parlamento italiano.

(L’Unità, 7 marzo 2014)