Archivi del giorno: ottobre 16, 2014

Se Francesca Pascale detta la linea politica

Acquisizione a schermo intero 17102014 110141.bmpFrancesca Pascale e il cagnolino Dudù. Francesca Pascale al Gay Village. Francesca Pascale allo stadio. Francesca Pascale a cena con il Cavaliere, ospite d’onore Vladimir Luxuria. Francesca Pascale di qui, Francesca Pascale di là. Magari le battaglie che intende condurre sono le più giuste e le più urgenti; magari hanno torto quelli che non le capiscono. Magari è colpa del sessismo della stampa italiana, che quando si tratta di donne non riesce a evitare il pezzo sulla nuova acconciatura o sul nuovo abito. Oppure è colpa della incapacità di tenere da una parte le notizie di politica, dall’altra il pettegolezzo: sta di fatto che, per un motivo o per l’altro, Silvio Berlusconi sembra ormai la copia immalinconita di se stesso, mentre sulla scena sempre più rifulge l’astro splendente della fidanzata.

Ora, finché si tratta di condurre battaglie animaliste al fianco della Brambilla, passi: nel senso che non c’è bisogno di alcuna precisa legittimazione, né politica né elettorale. E a costo di sembrare insensibile ai diritti degli animali, diciamo pure che è comprensibile che Berlusconi rilasci bonario il suo «nihil obstat». Quando poi si bassa ai diritti civili, pazienza se il Cavaliere e Forza Italia, un tempo tutti allineati e coperti sotto il palco del Family Day in difesa della famiglia tradizionale, si trovino spiazzati dall’attivismo della Pascale, che ha deciso di sposare la causa del matrimonio gay. Dopo tutto, su questi temi si può sempre giocare la carta della libertà di coscienza, ed evitare (a denti stretti) prese di posizione di partito. «Spiazzati» però è solo un eufemismo: è tutto scombussolato, tutto messo a soqquadro. Del resto, se tu inviti a cena Luxuria, e non è un’improvvisata dell’ultima ora, non è uno spaghetto veloce ma una cena lunga e amichevole, è inevitabile che ci scappi il selfie (con Berlusconi che sorride tirato), e pure la dichiarazione. E sei costretto a smentire, a precisare, a rassicurare il partito che l’altra sera – una chiacchiera tira l’altra – si è un po’ esagerato. In realtà, il mix di liberalismo, conservatorismo e populismo in Forza Italia non è mai riuscito fino in fondo, ma gli ingredienti si stanno rimescolando un’altra volta. Di nuovo: passi, se non fosse che tutto sembra accadere per caso anziché secondo una ricetta precisa.

Da ultimo, la Pascale ha detto la sua anche su un tema ancor più delicato: quello delle alleanze. Ha detto che le unioni civili alla tedesca sì, sono una buona cosa, ma di sposarsi un’altra volta con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano non se ne parla proprio.

Ora, va’ a capire se si tratta di un’attenta strategia politica, messa a punto dopo riunioni e sondaggi e uffici politici di partito, oppure di un’impuntatura della signora, che al traditore Alfano l’ha giurata. Va’ a sapere se la Pascale si avvale di esperti spin doctor, o parla e va significando così, come le ditta dentro (e, per dirla tutta, non sopporta più quei bacchettoni di Ncd).

Il fatto è che non si capisce in quali stanze queste decisioni, se di decisioni si tratta, vengano prese. Se basti la prossimità fisica all’amato Silvio per trasformare in linea politica le ripicche della Pascale. Che se invece non di ripicche si tratta, ma di ponderate valutazioni, allora non è chiaro nemmeno perché non sia il Cavaliere a prenderle.

Ci sarà pure un pizzico di maschilismo in chi lascia affiorare simili dubbi, ma non sarebbe forse strano che Berlusconi tenesse ancora conto del fatto che popolarità e consenso nel centrodestra sono i suoi, e che alle scorse elezioni non ci è mica andato in coppia. Ma a quanto pare non è facile arginare la giovane compagna napoletana: se ti entra in casa come fidata compagna, lei non ci mette nulla a diventare first lady; se dai un ricevimento, lei non sceglie solo il menù o le decorazioni, ma prende subito in mano la lista degli invitati. E insomma: se le dai un dito, lei si prende tutta la mano. E a pensarci, forse la vera, inconfessabile ragione del patto del Nazareno non sta in chissà quali segreti e supremi interessi, ma in ciò: che almeno, con Renzi, il Cavaliere può provare a trattare, mentre con la giovin signora non si scende a patti.

(Il Mattino, 16 ottobre 2014)

 

Peggio Sabina e Fedez o chi li ascolta?

Acquisizione a schermo intero 16102014 113257.bmpMa tu pensa: Fedez, il rapper che siede tra i giudici del programma X Factor, ha scritto l’inno per la manifestazione del Movimento 5 Stelle al Circo Massimo, e due diconsi due deputati del Pd (uno da solo non se la sarà sentita) hanno preso carta e penna per chiedere a Sky, l’emittente del programma, se non intenda prendere provvedimenti per tutelare l’immagine di imparzialità della rete. Senza tanti giri di parole: se possono far accomodare Fedez fuori dalla trasmissione. La decisione è attesa con qualche trepidazione: se passa la linea dura, neanche Jovanotti e Vasco Rossi saranno più al sicuro, anche se – è vero – le loro canzoni non le hanno scritto apposta per il Pd. Però avranno dato il permesso: imparziali non sono, che se ne stiano alla larga dalla tv!

Federico Gelli ed Ernesto Magorno, così si chiamano i due deputati, hanno voluto in realtà ergersi a paladini delle istituzioni, a palafrenieri della Repubblica, perché la canzone incriminata contiene un passaggio scabroso, che riguarda addirittura il Presidente della Repubblica: un invito a testimoniare nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Visto però che l’udienza è già stata fissata, e che Napolitano, avendo dato la sua disponibilità, sarà senz’altro ascoltato, si fa prima a dire (invece che a proibire) che l’invito è stato già ampiamente superamento dalla cronaca, sebbene non dalla fantasia, sia pure solo per poco: contrariamente infatti al parere della Procura di Palermo, non ci saranno Riina e Bagarella ad ascoltare il Presidente. Ma questa è storia di ieri. La storia di oggi ce la regalano Gelli e Magorno, alle cui orecchie sono giunte le note di Fedez ma mai, evidentemente, il vecchio consiglio dell’abate Talleyrand: «surtout, pas trop de zèle!», mi raccomando, siate meno zelanti! Niente: se uno nasce con un vividissimo senso delle istituzioni, non arretra neanche di fronte alle rime incalzanti di un rapper.

Il quale, a sua volta, non deve averci pensato troppo su, nel mettere in musica il nome del Presidente della Repubblica. Ma non perché sia uno sconsiderato o un picchiatello, al contrario: perché deve essere un ragazzo sin troppo giudizioso ed avveduto. Si sarà detto: dove la trovo un’autorità contro cui scagliarmi? Dove trovo ancora una figura istituzionale contro cui cozzare? A venticinque anni, avrò o no diritto anch’io al mio Edipo? E se la figura del Padre è in crisi dappertutto, permettete che me lo cerchi allora dalle parti del Quirinale? Non è così, che si cresce?

E poi: non c’è anche Sabina? Sabina Guzzanti c’è. Lei, pur di cozzare da qualche parte, si è spinta fino a solidarizzare con i poveri boss mafiosi, ai quali la Corte d’Assise ha negato di stare davanti al Presidente della Repubblica. È parso, a lei, che Riina e Bagarella meritassero più comprensione e rispetto di quanta ne meriti Giorgio Napolitano. E il Paese che Giorgio Napolitano rappresenta.

Paese ben strano, visto che è capace di promuovere in un battibaleno Sabina Guzzanti da attrice ed autrice cinematografica ad analista politico e storica di rango. Come se il fatto che il suo film non sia un film da denuncia – ma forse le sarebbe piaciuto pure a lei, come a Fedez, di esser presa di mira da qualche solerte deputato – lo promuovesse automaticamente a film di denuncia. Eh no, non è così facile.

Anzi: è complicato. Così complicato che neanche Fedez si raccapezza. Non lasciatevi intimorire infatti da Gelli e Magorno, e ascoltate l’inno del rapper. C’è tutta la cultura indignata e populista dei grillini – il che ci sta: si tratta della colonna sonora della manifestazione – ma poi c’è anche una rapida invettiva contro «milioni di elettori addormentati da vent’anni davanti ai televisori». Si tratta di un passo esemplare, davvero mirabile: il coraggio della denuncia sociale, l’analisi critica spietata dell’industria culturale, l’osservazione disincantata della società dei consumi, l’accusa contro il potere di manipolazione dei media. Ma un momento: dov’è che siede Fedez? Ah, già: ad X Factor, trasmissione televisiva di punta di Sky. Fa il giudice colà, senza tema di contraddizione. E senza neppure temere di far addormentare – con le sue parole o con la sua musica: fa lo stesso – i suoi ignari spettatori.

(Il Mattino, 11 ottobre 2014)