Francesca Pascale e il cagnolino Dudù. Francesca Pascale al Gay Village. Francesca Pascale allo stadio. Francesca Pascale a cena con il Cavaliere, ospite d’onore Vladimir Luxuria. Francesca Pascale di qui, Francesca Pascale di là. Magari le battaglie che intende condurre sono le più giuste e le più urgenti; magari hanno torto quelli che non le capiscono. Magari è colpa del sessismo della stampa italiana, che quando si tratta di donne non riesce a evitare il pezzo sulla nuova acconciatura o sul nuovo abito. Oppure è colpa della incapacità di tenere da una parte le notizie di politica, dall’altra il pettegolezzo: sta di fatto che, per un motivo o per l’altro, Silvio Berlusconi sembra ormai la copia immalinconita di se stesso, mentre sulla scena sempre più rifulge l’astro splendente della fidanzata.
Ora, finché si tratta di condurre battaglie animaliste al fianco della Brambilla, passi: nel senso che non c’è bisogno di alcuna precisa legittimazione, né politica né elettorale. E a costo di sembrare insensibile ai diritti degli animali, diciamo pure che è comprensibile che Berlusconi rilasci bonario il suo «nihil obstat». Quando poi si bassa ai diritti civili, pazienza se il Cavaliere e Forza Italia, un tempo tutti allineati e coperti sotto il palco del Family Day in difesa della famiglia tradizionale, si trovino spiazzati dall’attivismo della Pascale, che ha deciso di sposare la causa del matrimonio gay. Dopo tutto, su questi temi si può sempre giocare la carta della libertà di coscienza, ed evitare (a denti stretti) prese di posizione di partito. «Spiazzati» però è solo un eufemismo: è tutto scombussolato, tutto messo a soqquadro. Del resto, se tu inviti a cena Luxuria, e non è un’improvvisata dell’ultima ora, non è uno spaghetto veloce ma una cena lunga e amichevole, è inevitabile che ci scappi il selfie (con Berlusconi che sorride tirato), e pure la dichiarazione. E sei costretto a smentire, a precisare, a rassicurare il partito che l’altra sera – una chiacchiera tira l’altra – si è un po’ esagerato. In realtà, il mix di liberalismo, conservatorismo e populismo in Forza Italia non è mai riuscito fino in fondo, ma gli ingredienti si stanno rimescolando un’altra volta. Di nuovo: passi, se non fosse che tutto sembra accadere per caso anziché secondo una ricetta precisa.
Da ultimo, la Pascale ha detto la sua anche su un tema ancor più delicato: quello delle alleanze. Ha detto che le unioni civili alla tedesca sì, sono una buona cosa, ma di sposarsi un’altra volta con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano non se ne parla proprio.
Ora, va’ a capire se si tratta di un’attenta strategia politica, messa a punto dopo riunioni e sondaggi e uffici politici di partito, oppure di un’impuntatura della signora, che al traditore Alfano l’ha giurata. Va’ a sapere se la Pascale si avvale di esperti spin doctor, o parla e va significando così, come le ditta dentro (e, per dirla tutta, non sopporta più quei bacchettoni di Ncd).
Il fatto è che non si capisce in quali stanze queste decisioni, se di decisioni si tratta, vengano prese. Se basti la prossimità fisica all’amato Silvio per trasformare in linea politica le ripicche della Pascale. Che se invece non di ripicche si tratta, ma di ponderate valutazioni, allora non è chiaro nemmeno perché non sia il Cavaliere a prenderle.
Ci sarà pure un pizzico di maschilismo in chi lascia affiorare simili dubbi, ma non sarebbe forse strano che Berlusconi tenesse ancora conto del fatto che popolarità e consenso nel centrodestra sono i suoi, e che alle scorse elezioni non ci è mica andato in coppia. Ma a quanto pare non è facile arginare la giovane compagna napoletana: se ti entra in casa come fidata compagna, lei non ci mette nulla a diventare first lady; se dai un ricevimento, lei non sceglie solo il menù o le decorazioni, ma prende subito in mano la lista degli invitati. E insomma: se le dai un dito, lei si prende tutta la mano. E a pensarci, forse la vera, inconfessabile ragione del patto del Nazareno non sta in chissà quali segreti e supremi interessi, ma in ciò: che almeno, con Renzi, il Cavaliere può provare a trattare, mentre con la giovin signora non si scende a patti.
(Il Mattino, 16 ottobre 2014)