Peggio Sabina e Fedez o chi li ascolta?

Acquisizione a schermo intero 16102014 113257.bmpMa tu pensa: Fedez, il rapper che siede tra i giudici del programma X Factor, ha scritto l’inno per la manifestazione del Movimento 5 Stelle al Circo Massimo, e due diconsi due deputati del Pd (uno da solo non se la sarà sentita) hanno preso carta e penna per chiedere a Sky, l’emittente del programma, se non intenda prendere provvedimenti per tutelare l’immagine di imparzialità della rete. Senza tanti giri di parole: se possono far accomodare Fedez fuori dalla trasmissione. La decisione è attesa con qualche trepidazione: se passa la linea dura, neanche Jovanotti e Vasco Rossi saranno più al sicuro, anche se – è vero – le loro canzoni non le hanno scritto apposta per il Pd. Però avranno dato il permesso: imparziali non sono, che se ne stiano alla larga dalla tv!

Federico Gelli ed Ernesto Magorno, così si chiamano i due deputati, hanno voluto in realtà ergersi a paladini delle istituzioni, a palafrenieri della Repubblica, perché la canzone incriminata contiene un passaggio scabroso, che riguarda addirittura il Presidente della Repubblica: un invito a testimoniare nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Visto però che l’udienza è già stata fissata, e che Napolitano, avendo dato la sua disponibilità, sarà senz’altro ascoltato, si fa prima a dire (invece che a proibire) che l’invito è stato già ampiamente superamento dalla cronaca, sebbene non dalla fantasia, sia pure solo per poco: contrariamente infatti al parere della Procura di Palermo, non ci saranno Riina e Bagarella ad ascoltare il Presidente. Ma questa è storia di ieri. La storia di oggi ce la regalano Gelli e Magorno, alle cui orecchie sono giunte le note di Fedez ma mai, evidentemente, il vecchio consiglio dell’abate Talleyrand: «surtout, pas trop de zèle!», mi raccomando, siate meno zelanti! Niente: se uno nasce con un vividissimo senso delle istituzioni, non arretra neanche di fronte alle rime incalzanti di un rapper.

Il quale, a sua volta, non deve averci pensato troppo su, nel mettere in musica il nome del Presidente della Repubblica. Ma non perché sia uno sconsiderato o un picchiatello, al contrario: perché deve essere un ragazzo sin troppo giudizioso ed avveduto. Si sarà detto: dove la trovo un’autorità contro cui scagliarmi? Dove trovo ancora una figura istituzionale contro cui cozzare? A venticinque anni, avrò o no diritto anch’io al mio Edipo? E se la figura del Padre è in crisi dappertutto, permettete che me lo cerchi allora dalle parti del Quirinale? Non è così, che si cresce?

E poi: non c’è anche Sabina? Sabina Guzzanti c’è. Lei, pur di cozzare da qualche parte, si è spinta fino a solidarizzare con i poveri boss mafiosi, ai quali la Corte d’Assise ha negato di stare davanti al Presidente della Repubblica. È parso, a lei, che Riina e Bagarella meritassero più comprensione e rispetto di quanta ne meriti Giorgio Napolitano. E il Paese che Giorgio Napolitano rappresenta.

Paese ben strano, visto che è capace di promuovere in un battibaleno Sabina Guzzanti da attrice ed autrice cinematografica ad analista politico e storica di rango. Come se il fatto che il suo film non sia un film da denuncia – ma forse le sarebbe piaciuto pure a lei, come a Fedez, di esser presa di mira da qualche solerte deputato – lo promuovesse automaticamente a film di denuncia. Eh no, non è così facile.

Anzi: è complicato. Così complicato che neanche Fedez si raccapezza. Non lasciatevi intimorire infatti da Gelli e Magorno, e ascoltate l’inno del rapper. C’è tutta la cultura indignata e populista dei grillini – il che ci sta: si tratta della colonna sonora della manifestazione – ma poi c’è anche una rapida invettiva contro «milioni di elettori addormentati da vent’anni davanti ai televisori». Si tratta di un passo esemplare, davvero mirabile: il coraggio della denuncia sociale, l’analisi critica spietata dell’industria culturale, l’osservazione disincantata della società dei consumi, l’accusa contro il potere di manipolazione dei media. Ma un momento: dov’è che siede Fedez? Ah, già: ad X Factor, trasmissione televisiva di punta di Sky. Fa il giudice colà, senza tema di contraddizione. E senza neppure temere di far addormentare – con le sue parole o con la sua musica: fa lo stesso – i suoi ignari spettatori.

(Il Mattino, 11 ottobre 2014)

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