La «Rivoluzione Umana» (con le maiuscole) che Luigi De Magistris annuncia via Facebook deve «supportare i processi di liberazione» ma anche «ostacolare quelli di omologazione». Sul suo profilo social, alimentato in queste settimane agostane dai successi della città turistica, in grado di attrarre nuovamente flussi turistici importanti (è il vanto dell’Amministrazione partenopea), il sindaco di Napoli non manca di inserire gli elementi fondamentali della sua retorica, fatta di battaglie contro l’ingiustizia, lotta contro la povertà, indignazione per i continui soprusi dei potenti. E naturalmente di tirate a favore della comunità, della giustizia e della felicità. La chiama «Rivoluzione Umana», ma è anzitutto la sua maniera, quasi quotidiana, di comunicare col popolo (ed essere vicino al popolo, e vivere come il popolo, e insomma fare il Sindaco di Strada). Non importa se è agosto, e l’attenzione dei più sembra calamitata dal calciomercato o dall’inizio del campionato: De Magistris prova lo stesso ad annunciare un mondo in cui «si recuperano i valori della vita», si costruiscono luoghi in cui «si daranno risposte sempre più concrete ai bisogni reali», si animano comunità «in cui contano le persone, non le accumulazioni di denaro». Certo, per realizzare questa «concreta possibilità», bisogna sorbirsi dosi massicce di ideologia parolaia, per cui la Rivoluzione Umana prevede «la collettivizzazione di volontà autonome ma non contrapposte», contro «il consumismo universale della massificazione depressiva neo-liberista», ma, al netto di questi ingredienti, De Magistris rimane uno dei pochi uomini capaci di assegnare alla politica compiti come: realizzare «luoghi in cui l’essere vince contro l’avere», abitare spazi in cui «la natura è sorgente di vita, non oggetto da stuprare», e soprattutto edificare «Comunità SPA». La Rivoluzione Umana trasformerà infatti così profondamente il mondo, che in luogo delle società per azioni si avranno comunità SPA, «Solo Per Amore». Diciamolo onestamente: nemmeno Berlusconi, quando si inventò il partito dell’amore, era arrivato a tanto. Quello che però a sguardi cinici e disincantati appare esorbitante, De Magistris riesce a renderlo in qualche misura almeno convincente: a giudicare anzitutto dai like che i suoi post raccolgono su Facebook, ma più ampiamente dal consenso e dal carisma di cui continua a godere. È come se fossimo un po’ tutti stanchi della faticosa prosa del mondo, e avessimo bisogno di qualche licenza poetica in più. De Magistris parla un linguaggio di opposizione (anche se continua a fare il Sindaco) grazie al fatto che gli riesce di occuparsi dei mali del mondo, molto più che dei piccoli malesseri quotidiani. Così nella sua rivoluzione trovano posto se non il lupo che riposa accanto all’agnello, almeno i siriani e i curdi, che si abbracceranno tutti, insieme agli europei e agli africani. (In questo affratellamento di popoli, spiace dirlo, non mancano i palestinesi ma non figurano gli ebrei. Loro non ci sono: per loro niente amore e niente abbracci).
Il primo commento che leggo sotto il post (che mentre scrivo ha già raccolto più di 900 like) è di una certa Martina Bianchi, che ringrazia il Sindaco di Napoli per averle «definitivamente pulito il cervello milanese». A riprova che c’è un tratto sudista nei gesti e nelle parole del Sindaco, che viene percepito anche quando non costituisce il tema specifico dei suoi discorsi. Ma la retorica del Sud che è amore e generosità, contro gli egoismi e l’aridità morale del Nord evidentemente funziona (grazie anche all’opposto linguaggio di Salvini). Poi ci sono anche quelli che chiedono bruscamente di smetterla con queste supercazzole, ma l’impressione è che Il Sindaco, a colpi di rivendicazioni di beni comuni e partecipazione e diritti irrinunciabili (a quasi tutto), nonché delle immancabili moltitudini che decidono dal basso, continui a cercare uno spazio politico in cui valorizzare una certa tradizione di sinistra rimasta priva di riferimenti concreti, orfana di solidi ancoraggi politici e culturali, ma permeabili a tutti i venti e i fermenti ideologici che «l’Europa di Lor Signori» (così la chiama il Sindaco) lascia fuori.
Lo schema è insomma quello della guerra all’establishment. Siccome in Italia in quel ruolo gioca da titolare il Movimento Cinque Stelle, a De Magistris tocca fare panchina, ma quando può giocare qualche scampolo di partita, allora prova a fare del suo meglio, per guadagnarsi un posto nella politica nazionale. Lui ha il suo profilo da ala sinistra, molto movimento e poca finalizzazione, ma siccome in quella zona del campo molti dei vecchi protagonisti dell’antagonismo sono usciti di scena, mentre sono al palo tutti i processi di ricomposizione di una forza politica alla sinistra del Pd, De Magistris ci prova.
Ora, è evidente che le cose che scrive il Sindaco di Napoli non sono apprezzabili per chiunque pensi che l’elettorato si intercetti in base alla domanda: e voi vi fareste governare (o amministrare) da uno così? Ma poiché quote forse crescenti dell’elettorato non si orientano più in risposta a questa domanda, rifiutano anzi l’appello alla responsabilità che essa comporta, e preferiscono piuttosto esprimere un “sentimento”, o anche percepire una “visione”, piuttosto che subire l’ennesimo, gelido bagno di realismo, le parole del Sindaco trovano seguito. Quanto ampio è difficile dirlo. Ma che diventino un manifesto ad uso dei diseredati e di tutti i Sud del mondo è comunque improbabile, forse perché nemmeno De Magistris può fare che gli ultimi erediteranno davvero la terra (per realizzarvi, si capisce, la nuova economia a chilometro zero).
(Il Mattino – ed. Napoli, 30 agosto 2016)