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Einstein, Socci e la relatività delle teorie

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Funziona così nelle grandi testate, figuriamoci nelle piccole o piccolissime. Che quando c’è la notizia si prova, se ne vale la pena, a commentarla. Ma passa un giorno, ne passano due: addio commento. Vale anche per Left Wing e la rilevazione delle onde gravitazionali: notizia della settimana scorsa, perché tornarci? All’università immagino e mi auguro che se ne parli ancora a lungo, ma sui giornali sono già uscite di scena.

A meno che. A meno che tu non t’imbatta, con un giorno di ritardo, in un’occasione propizia: nel commento di Antonio Socci, su Libero.

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Passera solitario

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Cominciamo dalla croce: smaltata di bianco, filettata d’oro – la legge stabilisce anche le misure: 52 millimetri  – attraversante due rami di ulivo e di quercia d’oro posti in cerchio. La placca misura invece 80 millimetri ed ha «forma di raggiera convessa, costituita da quattro gruppi di raggi d’argento intagliati a punta di diamante». Infine, il nastro per portare la croce al collo: con i colori dell’ordine, di millimetri 50, listato in rosso. Questo per l’onorificenza di Grande Ufficiale. Per quanto riguarda invece il Cavalierato del lavoro, la decorazione è più modesta: una «croce greca smaltata di verde e bordata d’oro, caricata di uno scudetto tondo recante, su di un lato, l’emblema della Repubblica e, sull’altro, la dicitura “Al merito del lavoro -1901″». Anche questa croce sta appesa ad un bel nastro: verde, listato al centro di rosso.

Bene, cosa rimane? Ah, sì: il fazzoletto (continua su Leftwing)

Il forziere dei valori

Devo darvi una notizia buona e una cattiva. La notizia buona è che siete Picasso, Pablo Picasso, e ancor prima dell’età del giudizio siete arrivati in cima alla tradizione accademica: vostro padre vi ha messo matita e pennelli in mano, e voi non avete mai smesso di dipingere. Tutto quello che c’era da sperimentare del passato dell’arte è già stato da voi sperimentato, digerito, infine espulso.

La brutta notizia è che dinanzi a voi non è rimasta che un’alternativa, l’alternativa dinanzi alla quale ha finito col trovarsi l’arte europea ai nastri di partenza del secolo ventesimo. Anzi proprio nel 1900: quando, in agosto, muore dopo anni di malattia Friedrich Nietzsche, il filosofo del nichilismo («i valori supremi perdono ogni valore. Manca il fine. Manca la risposta alla domanda: perché?»), e in ottobre un baldanzoso giovanotto di Malaga arriva a Parigi: Picasso, per l’appunto.

Qual è l’alternativa? (continua qui)

Steve Jobs e l’estetizzazione dell’economia

La grandezza di Steve Jobs è fuori discussione – a condizione che sia chiaro quale sia la discussione da cui è fuori. Sarebbe sciocco non riconoscere il talento di un uomo che ha rivoluzionato la tecnologia e il costume, cambiato con i suoi prodotti il paesaggio di cinema e negozi, studi e uffici, scrivanie e automobili, creato nuovi, enormi mercati inventando le corrispondenti abitudini di consumo e portato un marchio, la Apple, in cima al mondo (o più precisamente: in cima alla classifica della capitalizzazione di borsa). Molti sarebbero pronti a sottoscrivere il giudizio dell’_Inquirer_: “Nel campo dell’_information technology_, Steve Jobs ha avuto lo stesso effetto che hanno avuto, nei loro rispettivi campi, Shakespeare o Einstein“. Ma se l’effetto è stato lo stesso, forse non è inutile tenere ben fermo che i campi restano differenti. E dunque: se la grandezza dell’uomo è fuori discussione, non è affatto fuori discussione cosa una società giudichi grande.

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