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Neanche se dici burzocco

Quando ero piccolo, quella del titolo era forse tra le frasi che sentivo più spesso. Era il no più inamovibile che potesse venire da mio padre. Non che la parola ‘burzocco’ avesse qualche magico significato, ai miei occhi (e alle mie orecchie), ma dava bene l’idea che nessun argomento avrebbe potuto smuovere mio padre: non solo quelli sensati, ma neppure quelli insensati.
Ci si poteva convincere a poco prezzo di un’evidenza, che la vita pubblica conferma a ogni passo: che spesso hanno corso e sono più forti le insensatezze rispetto alle poche cose sensate che uno riesca a dire. (In realtà, poi, dedicandosi allo studio della filosofia, uno poteva anche farsi venire il sospetto che ‘burzocco’ funzionasse un po’ come l’id quo maius cogitar nequit della prova di Anselmo. L’intenzione con la quale si significava l’iperbole di ogni possibile richiesta di senso era più o meno la stessa).

Neanche se dici ‘burzocco’: io sono convinto che Walter Veltroni abbia guidato il partito democratico un po’ così. Tutti vedono il lato del ‘ma anche’, il lato per il quale, incapace di dare una rotta determinata al PD, Veltroni finiva col voler tenere tutto insieme (così ad esempio Stefano Menichini su Europa). Io invece trovo che lo stile della sua risposta fosse un po’ come quello di mio padre, sensate o insensate che fossero le richieste degli elettori, della base, dei dirigenti del partito: il punto vero (e con esso l’identità del PD) si collocava ben al di là del passato brutto e cattivo, oltre le tradizioni di provenienza, oltre gli schemi dei vecchi partiti, oltre le forme tradizionali di organizzazione, oltre lo schema destra/sinistra, oltre l’età anagrafica, oltre la militanza, oltre le appartenenze, persino oltre la possibilità di dire ‘burzocco’. Così oltre che nessuno ha mai saputo dove fosse, e come quindi andasse argomentato.

(A onor del vero, mio padre scherzava. E per lo più usava quelle parole – soprattutto negli ultimi anni – per respingere qualunque richiesta di spostarlo di qualche millimetro quadrato dalla sua sedia, dalla sua calcolatrice, dai suoi fogli. Un’irremovibilità che magari).