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Cerimonia regale per l’avv. Taormina principe di Filettino

È un vero peccato che principi e regnanti di ogni genere e specie non siano più sovrani per grazia di Dio e volontà della nazione, ma debbano accontentarsi delle lungaggini di un processo costituente, con votazioni, spogli, elezioni di deputati. Almeno così vanno le cose a Filettino, provincia di Frosinone, dove il Principe Reggente ha potuto insediarsi solo dopo la proclamazione dei risultati elettorali. E così, senza neppure ricevere la corona dalle mani del Papa, l’Augusto Eletto, l’avvocato Taormina, ha atteso per ben due ore l’esito dello scrutinio. Peraltro lusinghiero: 710 votanti, un solo no (qualche bastian contrario lo si trova sempre)

Sono state di sicuro le ore più lunghe della sua vita, che gli sarà passata tutta davanti in un baleno: i faticosi studi universitari, la costruzione di una brillante carriera forense, l’esperienza parlamentare, l’esperienza di governo purtroppo breve come sottosegretario, le mille comparsate televisive in cui fare a gara a chi le spara più grosse. Nulla però che valesse al confronto dell’ultimo trionfo, quello di ieri: l’insediamento come principe di uno Stato nuovo di zecca, il Principato di Filettino! Non sarà ancora illustre come il Principato di Monaco o come San Marino, ma è pur sempre qualcosa. I quarti di nobiltà non saranno gli stessi dei Borbone o dei Windsor, ma diamogli tempo.

Io però lo vedo, il settantenne Carlo Taormina del foro di Roma, timido ed emozionato come uno scolaretto, circondato dagli alti dignitari del Principato, mentre riceve i segni del comando e compie regale gli ultimi passi che lo separano dalla gloria. Lo osservo come nella memorabile sequenza di un film, che solo nel finale rivela il segreto di una vita intera, costruita con fatica, amore, dedizione, e che sull’ultima inquadratura si stringe lentamente sul volto del protagonista e riprende la piega del volto che, dapprima impercettibile, poi sempre più visibilmente, si allarga in un sorriso beffardo e prorompe infine in una risata sempre più incontrollabile e sguaiata, tra la costernazione dei presenti che, loro, ci avevano creduto per davvero.

Che se poi ieri non è andata così, e il principe Taormina ha pensato di insediarsi per davvero nel cuore del Frusinate alla guida di uno Stato sovrano, beh: a ridere allora ci penseremo noi.

L’Unità, 31 dicembre 2011

Del Principato di Filettino e del Principe Reggente

Dichiarazione dell’avvocato Carlo Taormina, quello che strepitava ai
tempi della famigerata Commissione Telekom Serbia e che, prima,
stendeva leggi ad personam per il Cavaliere: “Cina, Giappone e Canada
stanno per riconoscere il nuovo Stato”. Come sarebbe  quale nuovo
Stato? Ma il neonato Principato di Filettino, comune che se ne stava
quieto in provincia di Frosinone prima di proclamarsi Principato
autonomo (il processo costituente è in corso). In fondo, da paese

montano a paese sovrano non si tratta che di un piccolo passo, poco

più di un cambio sillabico. E, per compierlo, chi meglio dell’eroe di
mille Porta a Porta dedicati al delitto di Cogne? Arrivato come
consulente legale e presto scelto come Principe Reggente del nascente
Principato, Taormina ha nel curriculum un florilegio di rodomontate e
casuidici distinguo, l’ideale per una trovata (pubblicitaria) del
genere.
Quanto poi agli argomenti necessari perché i 550 abitanti di Filettino
si sentano nel loro pieno diritto, quelli nell’opinione pubblica

circolano già: perché noi di Filettino dobbiamo pagare i debiti di
altri? E poi: non è un bell’esempio di iniziativa individuale, mettere
su uno Stato tutto nuovo? Questo Euro, non ci sta dando solo problemi?
Perché non battere moneta ciascuno per sé? Non conviene trasformarci
in zona franca? Poi arriva il roboante Taormina e rilascia le
dichiarazioni che ci vogliono. Ultimora da far tremare Stati e
mercati. Così, da un parte l’avvocato chiede alla Lega un incontro sul
tema dell’autodeterminazione dei popoli, assicurando di condividere lo
stesso giudizio negativo sulla manovra Monti; dall’altra, ed è notizia

su cui le diplomazie sono ancora al lavoro, il Principe Reggente trova
il riconoscimento delle grandi potenze (e l’attenzione delle TV
straniere).

C’è poco da fare: è la crisi. Visto che i governi, in Italia e in

Europa, non riescono a tirarci fuori, ci raccapezziamo da soli. Ma

qualcuno dovrebbe spiegare a quelli di Filettino (non Taormina, per
carità!), che questa cosa di raccapezzarsi da soli non è affatto la
soluzione, casomai il problema. L’unica notizia positiva è che, fino
ad ora, di spinte secessionistiche, egoismi localistici, e altre

storie di ordinaria disgregazione possiamo ancora sorridere. Ma non
era meglio che, caduto il governo Berlusconi, almeno la finivamo di
farci riconoscere?

L’unità, 28 dicembre 2011