Oggi c’è il Family Day. Mi pare che tutti convengano che, non ci fossero stati i Dico, non si sarebbe fatto. Dunque la centralità della famiglia, l’importanza della famiglia, il valore della famiglia, le politiche per la famiglia, debbono essere affermate contro la minaccia, reale e simbolica, rappresentata dai Dico. In che modo i Dico rappresentino una minaccia reale è veramente difficile a comprendersi. Pare che si debba ragionare nel modo seguente: se tu affianchi al matrimonio un altro istituto, relativizzi quell’istituto. (Fra l’altro: è un argomento buono contro il divorzio). Ma venerdì, a Otto e mezzo, Ritanna Armeni ha chiesto ad Eugenia Roccella, portavoce della manifestazione, di rispondere in tutta onestà se sarebbe contro i Dico anche se questi non riguardassero persone dello stesso sesso. Sottinteso: confessa, è l’avversione alle unioni omosessuali il problema. La Roccella ha risposto: ma neanche per sogno. Ma cosa vi salta in mente. Bene. Allora io chiedo cosa ella avrebbe contro una legge che prevedesse i Dico solo ed esclusivamente per persone dello stesso sesso. In questo caso, non ci sarebbe alcun rischio di confusione, nessuno metterebbe le due cose sullo stesso piano, perché non sarebbe dato di optare per l’una o per l’altra. Le differenze sarebbero salvaguardate come differenze, e le identità come identità. Gli omosessuali che non possono accedere al matrimonio tradizionale, rigorosamente eterosessuale, e che tuttavia convivono stabilmente (non dimenticate: la stabilità è il valore che la società ha interesse a difendere e promuovere, ci spiegano tutti i difensori della famiglia) avrebbero però i Dico, e la loro unione sarebbe un po’ più stabile. Un passo avanti, dunque. In cosa la famiglia sarebbe minacciata?
Chissà cosa risponderebbe la Roccella.