È un vero peccato che principi e regnanti di ogni genere e specie non siano più sovrani per grazia di Dio e volontà della nazione, ma debbano accontentarsi delle lungaggini di un processo costituente, con votazioni, spogli, elezioni di deputati. Almeno così vanno le cose a Filettino, provincia di Frosinone, dove il Principe Reggente ha potuto insediarsi solo dopo la proclamazione dei risultati elettorali. E così, senza neppure ricevere la corona dalle mani del Papa, l’Augusto Eletto, l’avvocato Taormina, ha atteso per ben due ore l’esito dello scrutinio. Peraltro lusinghiero: 710 votanti, un solo no (qualche bastian contrario lo si trova sempre)
Sono state di sicuro le ore più lunghe della sua vita, che gli sarà passata tutta davanti in un baleno: i faticosi studi universitari, la costruzione di una brillante carriera forense, l’esperienza parlamentare, l’esperienza di governo purtroppo breve come sottosegretario, le mille comparsate televisive in cui fare a gara a chi le spara più grosse. Nulla però che valesse al confronto dell’ultimo trionfo, quello di ieri: l’insediamento come principe di uno Stato nuovo di zecca, il Principato di Filettino! Non sarà ancora illustre come il Principato di Monaco o come San Marino, ma è pur sempre qualcosa. I quarti di nobiltà non saranno gli stessi dei Borbone o dei Windsor, ma diamogli tempo.
Io però lo vedo, il settantenne Carlo Taormina del foro di Roma, timido ed emozionato come uno scolaretto, circondato dagli alti dignitari del Principato, mentre riceve i segni del comando e compie regale gli ultimi passi che lo separano dalla gloria. Lo osservo come nella memorabile sequenza di un film, che solo nel finale rivela il segreto di una vita intera, costruita con fatica, amore, dedizione, e che sull’ultima inquadratura si stringe lentamente sul volto del protagonista e riprende la piega del volto che, dapprima impercettibile, poi sempre più visibilmente, si allarga in un sorriso beffardo e prorompe infine in una risata sempre più incontrollabile e sguaiata, tra la costernazione dei presenti che, loro, ci avevano creduto per davvero.
Che se poi ieri non è andata così, e il principe Taormina ha pensato di insediarsi per davvero nel cuore del Frusinate alla guida di uno Stato sovrano, beh: a ridere allora ci penseremo noi.
L’Unità, 31 dicembre 2011