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Il Mezzogiorno e la tattica dello smash

085000605-50dc22ae-25b0-416d-8c76-c32bbd77b3faCose che capitano: apri la pagina sportiva del New York Times e ci trovi la gigantografia di Roberta Vinci: il completino rosso fuoco, gli occhi serrati e l’urlo di liberazione dopo la vittoria. Una veterana del tennis italiano, spiega l’articolista agli americani, si è resa protagonista di una delle sorprese più grandi nella storia del tennis: battere la superfavorita Serena Williams e volare in finale. Dove incontra l’altra italiana arrivata fin lassù, pure lei per la prima volta: Flavia Pennetta, da Brindisi. Vola in finale Roberta, e vola a New York Matteo Renzi. Che non ci pensa due volte ad assistere di persona, dalla tribuna dell’Arthur Ashe Stadium, alla prima finale tutta italiana in un torneo del Grande Slam. Da non credere.

Per una di quelle singolari coincidenze a cui non si riesce a non dare significato, non ci sono solo le due tenniste pugliesi  a esibirsi su uno dei palcoscenici più prestigiosi dello sport mondiale, c’è pure la Puglia che aveva proprio ieri il suo appuntamento più importante: la Fiera del Levante, a Bari, dove solitamente si recano i Presidenti del Consiglio in carica. E dunque: Fiera del Levante con la cerimonia di inaugurazione, o US Open con la finale femminile di tennis? Nessun dubbio amletico, Renzi è partito per l’America, e potete giurare che non ci ha pensato su più di un secondo.

Non avrebbe dovuto? Ai posteri l’ardua sentenza. Di certo, la cronaca del quotidiano newyorkese riporterà tra i presenti alla finale il nome del nostro premier, senza stupirsene minimamente, e non prenderà  nota neppure di striscio delle polemiche nostrane. Va in scena un’immagine vincente dell’Italia, per giunta assolutamente imprevista alla vigilia: è difficile considerare fuori posto la presenza del capo del governo. Chi ricorda Sandro Pertini esultare con le braccia levate al Santiago Bernabeu di Madrid, durante la finale del mondiale di calcio in Spagna, nell’82, non ha molti dubbi in proposito.

Poi c’è Renzi, certo. Il quale Renzi  è alla perenne ricerca di esempi positivi, modelli vincenti, storie esaltanti, calamitato come non mai dai trionfi e dalle imprese. Quando poi sono imprese sportive, che portano in dote anche una straordinaria popolarità, sarebbe veramente da sciocchi farsele scappare. E ancor più sciocco sarebbe non provare a innestarle nella narrazione che il premier si sforza di proporre al Paese, perché corroborano l’idea che l’Italia è ripartita, dimostrano che abbiamo i talenti per farcela, infondono fiducia al Paese. Eccetera eccetera.

Poi però c’è la coincidenza, la quale ha voluto che di mezzo ci fosse la Puglia e il suo Presidente Emiliano. Che Renzi considera forse un antagonista dentro il suo partito. Emiliano non è solo il presidente della Regione che oggi va orgogliosa delle due tenniste finaliste: è anche l’uomo che, dopo il successo alle regionali dello scorso maggio, ha provato a proporsi come il capofila di un fronte compatto di regioni meridionali a guida democratica. Questa operazione non è al momento riuscita: il fronte non si è saldato e le regioni del Mezzogiorno non parlano con una voce sola (benché la programmazione dei fondi europei, a non dir altro, suggerirebbe comunque un maggior coordinamento a livello interregionale). Ma resta il fatto che Renzi non sembra considerare l’eventualità come un’opportunità, bensì come un problema, come il tentativo di costruire alternative alla sua leadership nel Pd. Per questo, tutte le volte che può nega e continuerà a negare ad Emiliano la foto opportunity e un palcoscenico nazionale.

Certo, in questa strategia qualche rischio c’è. Anzitutto, che prevalga la solita disattenzione, la stessa che per esempio ha circondato la discussione di venerdì mattina alla Camera sul Mezzogiorno, svoltosi in un’aula parlamentare desolatamente deserta. È vero che a Montecitorio nessuno vinceva nulla, ma i deputati si contavano davvero sulle dita delle due mani: un po’ pochino, per il principale squilibrio economico e sociale del Paese. L’altro rischio è che il prevalere di dinamiche di contrapposizione, invece che di cooperazione, comprometta i frutti del lavoro che pure si è cominciato a fare, per esempio sulla fiscalità di vantaggio per le aree meridionali. Stringere un patto fra i governatori delle regioni del Sud e il governo nazionale contribuirebbe non solo a comporre un quadro istituzionale coerente con gli impegni e i progetti da realizzare, ma anche a costruire un pezzo di quella fiducia che serve al Paese, e che il premier considera giustamente essere essenziale alla ripresa del Mezzogiorno.

Però le chiacchiere stanno a zero, ha detto Renzi, e ha ragione. Il successo delle politiche del governo sul Mezzogiorno non è certo legato al nastro della Fiera del Levante. E nemmeno, va da sé, all’esito della finale di Flushing Meadows. Perciò godiamoci questo successo dello sport italiano, godiamoci la vittoria di Flavia Pennetta, brindiamo pure per la vittoria ciclistica di Fabio Aru alla Vuelta, tifiamo per Valentino Rossi, sogniamo per la rimonta della Ferrari e sosteniamo la nazionale di basket agli Europei. I mondiali di atletica leggera sono stati un disastro: non è proprio il caso di mettersi a gufare.

(Il Mattino, 13 settembre 2015)