Dichiarazione dell’avvocato Carlo Taormina, quello che strepitava ai
tempi della famigerata Commissione Telekom Serbia e che, prima,
stendeva leggi ad personam per il Cavaliere: “Cina, Giappone e Canada
stanno per riconoscere il nuovo Stato”. Come sarebbe quale nuovo
Stato? Ma il neonato Principato di Filettino, comune che se ne stava
quieto in provincia di Frosinone prima di proclamarsi Principato
autonomo (il processo costituente è in corso). In fondo, da paese
più di un cambio sillabico. E, per compierlo, chi meglio dell’eroe di
mille Porta a Porta dedicati al delitto di Cogne? Arrivato come
consulente legale e presto scelto come Principe Reggente del nascente
Principato, Taormina ha nel curriculum un florilegio di rodomontate e
casuidici distinguo, l’ideale per una trovata (pubblicitaria) del
genere.
Quanto poi agli argomenti necessari perché i 550 abitanti di Filettino
si sentano nel loro pieno diritto, quelli nell’opinione pubblica
altri? E poi: non è un bell’esempio di iniziativa individuale, mettere
su uno Stato tutto nuovo? Questo Euro, non ci sta dando solo problemi?
Perché non battere moneta ciascuno per sé? Non conviene trasformarci
in zona franca? Poi arriva il roboante Taormina e rilascia le
dichiarazioni che ci vogliono. Ultimora da far tremare Stati e
mercati. Così, da un parte l’avvocato chiede alla Lega un incontro sul
tema dell’autodeterminazione dei popoli, assicurando di condividere lo
stesso giudizio negativo sulla manovra Monti; dall’altra, ed è notizia
su cui le diplomazie sono ancora al lavoro, il Principe Reggente trova
il riconoscimento delle grandi potenze (e l’attenzione delle TV
straniere).
Europa, non riescono a tirarci fuori, ci raccapezziamo da soli. Ma
carità!), che questa cosa di raccapezzarsi da soli non è affatto la
soluzione, casomai il problema. L’unica notizia positiva è che, fino
ad ora, di spinte secessionistiche, egoismi localistici, e altre
storie di ordinaria disgregazione possiamo ancora sorridere. Ma non
era meglio che, caduto il governo Berlusconi, almeno la finivamo di
farci riconoscere?
L’unità, 28 dicembre 2011