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La noia disinnesca i cronisti senza più gag

Tradizionale conferenza stampa di fine d’anno. Dopo oltre due ore di sobria e pacata esposizione del Presidente del Consiglio, i giornalisti  ripongono i taccuini, spengono i registratori e, prima di mandare il pezzo al giornale con le dichiarazioni sulla manovra atto dovuto e la crescita atto voluto, prima di sbirciare un’ultima volta il grafico sullo spread e decidere se credere alle rassicurazioni del governo, si mettono alacremente a compulsare le pagine dei Concetti fondamentali della metafisica di Martin Heidegger, in cerca dei paragrafi dedicati alla noia, stato d’animo così fondamentale da illuminare in profondità la natura dell’uomo. Istinto del cronista, che ha bisogno di capire. In questo caso, infatti, c’era da capire cosa mai fosse quello stato di intorpidimento delle membra e dello spirito che li aveva assaliti, in assenza di gomitate da parte di colleghi più guardinghi e soprattutto delle sapide barzellette del predecessore: senza una gaffe, una battuta galante, o almeno una smargiassata del Cavaliere da riportare, ma con nelle orecchie soltanto il ronzio monocorde di parole scandite alla velocità con cui un bradipo tridattile si fa la toilette al mattino.

Heidegger viene in soccorso. La noia, egli spiega, consta di due elementi strutturali: l’esser lasciati vuoti e l’essere tenuti in sospeso. Più o meno quello che è accaduto ieri! Nella noia, infatti, le cose che ci circondano non hanno più nulla di interessante da offrirci, nonostante rimaniamo inchiodati ad esse senza un reale motivo, e noi ce ne stiamo inattivi, sospendendo l’esercizio di qualunque capacità, sia fisica che intellettuale: descrizione assai calzante della conferenza di ieri. Heidegger però sostiene anche che l’uomo è l’unico animale che si annoia. E Le scienze dell’educazione danno man forte: non dicono gli educatori che i nostri figli fanno troppe cose e devono invece sapersi annoiare?

Chiuso il libro, i giornalisti avevano dunque la chiave del perché in tempi di crisi abbiamo bisogno del professore: più ancora che per le misure a favore della crescita, per la sonnacchiosa pedagogia che benignamente spande. Per riportare cioè se non la calma sui turbolenti mercati almeno la noia nel cuore degli uomini. (Dopodiché è vero che Berlusconi lo abbiamo visto addormentarsi in pubblico, Monti al massimo farà addormentare noi).

L’unità 30 dicembre 2011