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Einstein, Socci e la relatività delle teorie

Kand

Funziona così nelle grandi testate, figuriamoci nelle piccole o piccolissime. Che quando c’è la notizia si prova, se ne vale la pena, a commentarla. Ma passa un giorno, ne passano due: addio commento. Vale anche per Left Wing e la rilevazione delle onde gravitazionali: notizia della settimana scorsa, perché tornarci? All’università immagino e mi auguro che se ne parli ancora a lungo, ma sui giornali sono già uscite di scena.

A meno che. A meno che tu non t’imbatta, con un giorno di ritardo, in un’occasione propizia: nel commento di Antonio Socci, su Libero.

(continua su Left Wing)

Risposte

Provo a rispondere alle domande rivoltemi non più tardi del maggio scorso (sono celere con le risposte, come vedete) in questa ‘lettera aperta’ che seguiva le giornate della Scuola di Camerota, e un breve contributo apparso su 2/2008 di Italianieuropei.
Cerco di farlo il più brevemente possibile (tanto se ne riparlerà).
1. "Non condivido la liquidazione della razionalità liberaldemocratica a metafisica fra le tante". Neanch’io la condivido: e infatti non la sostengo. Dire che ci vuole una bella metafisica alle spalle della razionalità liberaldemocratica perché questa funzioni (una metafisica alla quale han lavorato in tanti, da Descartes in poi), non vuol dire che è una fra le tante possibile, e che tutte per me pari sono.
Ho poi molti dubbi sull’idea che il relativismo falsificazionista (che dopo tutto si riduce esso pure a un insieme di regole) non abbia bisogno per funzionare di qualcosa che non sta dentro quelle regole, e non mi riesce quindi di capire quale autonomia dal campo della metafisica possa vantare. Naturalmente bisogna intendersi sulle parole, per esempio sulla parola metafisica. Se è metafisica solo una roba che fa affermazioni su Dio, allora d’accordo: il falsificazionismo non ce l’ha. Ma se le distinzioni ricordate nella ‘lettera aperta’ (formale/materiale; essere/dover essere, ecc.) sono, come credo, distinzioni metafisiche, distinzioni in cui ne va cioè, come direbbe taluno, del senso d’essere dell’ente, allora non sono affatto d’accordo sull’autonomia di alcunché.
2. Se così stanno le cose, cade anche questa seconda obiezione: che io e Mario e voi tutti siamo infatti d’accordo su cosa sia e su come funzioni la razionalità procedurale rende sicuramente plausibile che sia questa proceduralità la migliore (non direi l’unica)  fonte di legittimazione delle regole. Ma appunto plausibile, in un determinato contesto in cui io e Mario condividiamo un sacco di cose, prima di convenire su ciò che è plausibile e ciò che non lo è. (E la cosa peraltro finirebbe là, e finisce effettivamente molto spesso, se non ci fossero però casi in cui questo convenire non basta più, o si restringe).
3. Qui chiedo: a quale senso di giustizia ti appelli, per porre la domanda che poni? La giustizia di Rawls, peraltro, non mi entusiasma affatto, e visto che scrivo dopo la giornata De Martino, domando banalmente: credi tu che sarebbe bastata ai contadini meridionali che De Martino incontrava "oltre Eboli"?

La proposizione perfetta/6

"Se di qualcosa non sapete dar ragione, allora dite che questo qualcosa è la ragione di tutto".

(Le altre proposizioni perfette: la quinta. Qui i link alle altre quattro)