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Vite autentiche e ordinarie

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Un pullman, un viadotto, una gita. Poi sedili accartocciati, croci e santini fra i ciuffi d’erba, peluche. Brandelli di abiti. Un negoziante che per passione organizza pellegrinaggi verso luoghi di culto cari alla devozione popolare. Casalinghe, marescialli in pensione, insegnanti, gruppi di amici e parenti. Bambini, anche: che cosa c’è di più normale, di più ordinario, di più italiano nei nomi, nei luoghi, nelle mete di questa enorme tragedia? Le ambulanze, una scuola, il palazzetto dello sport. Mezzi ed edifici, cose e persone. Il lutto e il pianto. Il vescovo che ufficia il rito funebre, le autorità sedute in prima fila: nulla è fuori posto, tutto è non come deve essere (perché non doveva essere, non era necessario che il pullman precipitasse nel vuoto, e che tante persone morissero), ma semplicemente com’è, com’è andata e come si vede il giorno dopo, nel silenzio attonito che circonda la strada, le case, il vallone e le vite superstiti. Senza imbellettamenti, senza trucchi, senza neppure eroismi. Tutto è accaduto, tutto è vero, e nulla altera la luce uguale, indifferente e spietata di questa caldissima fine di luglio. Domani non è un altro giorno: è lo stesso giorno di oggi. Ci saranno ancora macchine, viaggi, gite, voci e risate, magliette sudate e giornali e radio accese. Un mazzo di fiori sul viadotto, e altri pellegrinaggi verso le stesse destinazioni.

Però i filosofi raccontano che la morte è un’altra cosa. 

(L’Unità, 31 luglio 2013)

Il senso

Torna Essere e Tempo di M. Heidegger, in una nuova edizione italiana esemplarmente curata da Franco Volpi. Ne parla Sergio Givone, su Il messaggero di ieri, così concludendo:

"il fatto è che secondo Heidegger il pensiero filosofico è venuto a trovarsi di fronte a un’alternativa: o la filosofia riporta in primo piano, dopo averlo trascurato e anzi dimenticato, il problema del senso dell’essere, oppure tanto vale che dichiari bancarotta e lasci il campo alle varie scienze, che fanno benissimo il loro mestiere senza preoccuparsi di porre in questione tale senso. Resta da chiedersi che cosa accadrebbe se della filosofia non ne fosse più nulla. forse gli uomini sarebbero più felici o quantomeno non più tormentati da domande quali: che ci stiamo a fare al mondo? O forse una nuova e più buia notte si preparebbe per tutti".

No, senza la filosofia gli uomini non sarebbero più felici, non sarebbero meno tormentati. Ma con la filosofia siamo più felici o meno tormentati? E se no, che criterio è questo? Eppoi: le scienze possono fare a meno della questione del senso: gli uomini no. E perché? E non ci vorrebbe una filosofia per fondare questo bisogno di senso dell’uomo? Ma non ci muoviamo così in circolo? E non siamo ancora al vecchio adagio, che per smettere di filosofare bisogna ancora filosofare?

Ma poi: si tratta di questo, di ciò di cui l’uomo ha bisogno? Il senso dell’essere è ciò di cui l’uomo ha bisogno: e allora è davvero il senso dell’ essere? E qual è il senso di un simile senso?