Con soli 7 giorni di ritardo (e poi basta)

Trono e altare su Il Mattino:

Robert Filmer, chi era costui? Nessuno di cui ci si debba ricordare. A meno che non si faccia per mestiere gli storici del pensiero politico. O non si sia ascoltato il ministro del Tesoro Giulio Tremonti affermare al Meeting di Cl che dopo il fallimento delle ideologie novecentesche non resta che rispolverare le vecchie atout con cui si giocava una volta la partita delle idee: Dio, Patria e Famiglia.
Viene naturale domandarsi, di fronte ad un simile fuoco di valori e principi, acceso non si sa se con più candore o più presunzione, se sia soltanto il carattere repubblicano della nostra costituzione ad impedire che la formulazione prenda il nome politicamente più esplicito, e la proposta si formuli nei termini dell’antica alleanza fra Trono e Altare.
L’ironia investe solo l’uso politico di questi termini. Non c’è infatti nulla di male nel rivendicare il profilo pubblico delle confessioni religiose (al plurale) e nell’augurarsi che facciano da lievito ideale e civile della società. Lo stesso dicasi per il riconoscimento del ruolo cruciale, anzi costituzionale, della famiglia, sebbene anche in questo caso bisognerebbe stare al fatto e riconoscere senza paura la pluralità di formazioni familiari in cui ormai vivono gli italiani: basta guardare le famiglie che si raccolgono sotto gli ombrelloni, in quest’ultimo scampolo di ferie estive, per convincersene.
Quanto alla Patria, se è comprensibile l’imbarazzo da cui la parola è circondata nel paese che ha inventato il fascismo, è invero comprensibile anche che la portata internazionale delle sfide a cui il paese è sottoposto susciti, per contraccolpo, il bisogno di un forte sentimento nazionale in cui la nostra collettività possa più saldamente riconoscersi. Poiché però è stato lo stesso Tremonti a denunciare più volte la dimensione europea delle risposte da dare a tali sfide, c’è da chiedersi piuttosto come pensi di costruire un patriottismo di stampo europeo. L’unica figura che al momento potrebbe fornirgli una base concreta è infatti quella, forgiata dalle rivoluzioni, del cittadino. L’idea europea di cittadinanza non discende infatti dalla trinità che il ministro Tremonti ha inteso mettere sul tavolo: è comparsa anzi per rovesciare quel tavolo, al quale sedevano non cittadini ma sudditi.
E così torniamo a Filmer. Torniamo cioè all’autore di un’opera che il liberalismo moderno ha fortunatamente mandato in soffitta, ma che per un ceto tempo ha tenuto banco. Si tratta del Patriarcha, che sin dal titolo metteva in chiaro quel che Dio, Patria e Famiglia hanno in comune: un principio di autorità, fondato sulla figura paterna. Dinanzi alla quale stanno figli, che al padre debbono obbedienza; creature, che al Padre Eterno debbono obbedienza; e appunto sudditi che al Re (e poi al Padre della Patria) debbono, pure loro, obbedienza. A noi oggi suona familiare l’idea rivoluzionaria che gli uomini sono invece tutti uguali, e che un’uguale libertà spetti loro nello spazio politico, ma al tempo di Locke e Filmer non era familiare affatto: bisognava discuterne. L’idea vincente di Locke era peraltro abbastanza controintuitiva: immaginare che all’origine della società politica vi fosse un patto tra uguali contraddiceva quel che sembra valere per diritto naturale, per il quale il padre ha autorità (possibilmente: assoluta) sui figli, così come ce l’ha il Creatore sulla creatura: non si capiva perciò perché i rapporti politici dovessero fare eccezione, e i sudditi non avere un sovrano.
Locke ebbe la meglio, ma così grande e insoluto è il problema che a lungo la modernità ha coltivato l’idea che, non potendosi fare a meno della sovranità politica, l’unico modo di accordarla con l’idea di uguaglianza era quella di trasferirla direttamente al popolo. Qualcosa però è andato storto, e ne son venute fuori le ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Ora Tremonti vuole tornare nella casa del padre. Nulla di male, se non fosse per il fatto che la storia, dopo tutto, va avanti. Se Dio, Patria e Famiglia non funzionano più come principi di ordine, è anzitutto perché il pluralismo delle società democratiche contemporanee ci costringe a declinarli al plurale, e la formula «Dei, Patrie e modelli diversi di Famiglia» suona francamente ridicola. Così come è imprudente non porre nessuna domanda circa le basi materiali delle società organizzate intorno a quei principi, e pensare che Dio, Patria e Famiglia possano signoreggiare allo stesso modo una società contadina patriarcale e una società industriale avanzata.

Il che non vuol dire (purtroppo) che nuove forme di autoritarismo non possano prendere forma. Per chi crede nel valore delle differenze sarebbe una iattura. Avesse però ragione Tremonti, toccherebbe rileggere Filmer invece di Locke. Poichè però nulla nella storia si ripete uguale rimane comunque il rischio che neppure Dio, Patria e Famiglia, tornati sul trono e sull’altare, somiglino ai loro primi modelli. Tradizionalisti di tutto il mondo, sappiatelo.

2 risposte a “Con soli 7 giorni di ritardo (e poi basta)

  1. se t’interessa vedere come travaglio scherzi con le 2 nuove tv del pd ,red e youdem,
    dai un’occhiata a http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/ (6/ix)
    ciauuuu
    ps sii clemente agli esami di settembre,sai bene che ad agosto bisogna anche cercar moglie/marito!

  2. Interessante. Interessante è anche http://www.leftwing.it/politica/180/la-compagnia-del-bavaglino. Sebbene non sia alla stessa altezza intellettuale di Travaglio, è una piacevole lettura.

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