Gustavo Zagrebelsky, giurista, scrive un libro, Contro l’etica della verità (che non ho letto e di cui nulla so). Umberto Galimberti, filosofo, recensisce su Repubblica. E spiega: un conto è la verità definitiva, assoluta, un conto sono le verità sempre parziali, sempre suscettibili di essere riesaminate e riscoperte. Un conto è la conoscenza, un conto è la fede. Un conto è l’intelletto, un conto è la volontà. Un conto è la norma universale, un conto sono le situazioni particolari. Poi conclude: "Quando i cristiani e in generale tutti i detentori di una presunta verità assoluta riusciranno a convincersi che la politica e l’etica civile che ne deriva non sono la semplice applicazione delle proprie radicate fedi e convinzioni, ma mediazione tra fedi, convinzioni, opinioni, norme e concrete situazioni?".
Sono 8.808 caratteri: spero abbiate apprezzato la sintesi. Per mia parte aggiungo: un conto sono gli articoli di giornale, e va bene, un altro però è la filosofia. Per la quale non c’è termine su cui qui s’è fatto conto che non faccia problema. Problema, in particolare, nello starsene di qua mentre il dirimpettaio se ne sta di là. (Oppure voi sapete tracciare con nettezza la linea? E soprattutto sapete chi, tra i due termini opposti, la traccia?). Ma anche il cristiano. Mi metto nei suoi panni: nel venerdì santo, di quale verità assolute e definitive disponeva? E nel sabato santo, di quale verità assolute e definitive disponeva? E perfino la domenica, di quali verità assolute e definitive disponeva? Credeva, ma fino a un certo punto (al lunedì per esempio aveva ancora qualche dubbio), che Gesù fosse risorto. Ma che questo significasse per lui ciò che Galimberti intende per verità assoluta e definitiva ce ne corre. (Però d’accordo: è un’obiezione da fare anzitutto a Ratzinger).
Credo che proprio perché si tratta di un articolo di giornale sia fuori luogo pensare che possa tracciare la linea o che possa essere criticato perché non ha tracciato la linea. Inoltre mi pare che Galimberti lo sappia che la fede comporta una inquietudine ed una fatica – cita Agostino e Tommaso in proposito. E che sappia anche che questa critica è più giusto rivolgerla a Ratzinger.
ilvegliodicreta
Non l’ho criticato perché non ha tracciato la linea. Al contrario.
L’avevo capito benissimo ma mi sono spiegato, a quanto pare, malissimo. Intendevo dire che, data la postazione da cui scrive, credo sia poco opportuno mettersi a dire che la linea che traccia non è adeguata – cioè dire che fa finta di tracciarla quando, in realtà, non traccia proprio un bel niente.
ilvegliodicreta
Ho capito. Io penso però, diversamente, quanto alla possibilità di spiegare in un giornale che le cose non sono affatto così semplici. Soprattutto avendo a disposizione una pagina intera.