Il fratello dello starec Zosima, giovinetto morente ne I fratelli Karamazov: "La vita è un paradiso, e noi tutti siamo in paradiso, ma non vogliamo capirlo, e invece, se volessimo capirlo, domani stesso il mondo intero diventerebbe un paradiso". Il principe Myskin, un attimo prima dell’attacco epilettico che gli sfigura il volto dal dolore: "Io non capisco come si possa passare accanto a un albero senza essere felici di vederlo".
L’ingegnere Kirillov, nei Demoni, avendo deciso di suicidarsi: "L’uomo è infelice perché non sa che è felice: solo per questo. E’ tutto lì, tutto! Chi lo scopre diventa felice subito, sul momento. E’ tutto bene […]. Tutto va bene per coloro che sanno che tutto è bene".
Non ti dico Pangloss.
Infatti: non me lo dire.
dio
con piccole lettere minuscole appena sottolineate
da qualche ombra d’umano
con le vampe sottili del tempo
scorrevole lento come un etere ben accogliente
i laboriosi spazi di tanti sterminati esserci
con le delicate mani del dono
che arrendono solo il sorriso di chi ha avuto
l’inatteso indispensabile, che mancava
con le ampie inquietudini della coscienza
irrequieta a chiedersi ragioni del nulla e dell’eterno
impalati sanguinanti
nelle visceri molli di qualche principe di questo mondo
con le umili musiche della poesia
sottolineate da qualche rapido battito d’ali
degli storni, superbi orchestrali della bellezza
con le povere miniere della riflessione
faticate a scavare giacimenti di verità
tra le sabbie insidiose del male umano
con le inarrestabili inermi dell’amore
insane, passionali, viscerali, incompetenti, inabili
a ogni cosa fuorché l’amare
con le rigide pance della solitudine
affrancata da libertà uguaglianza fraternità tolleranza
perchè lieve di se stessa e pesante della mano di dio
quella mano leggerissima, impossibile da sorprendere
se non in quell’attimo straniero
in quell’improvviso caldo inferiore,
soffio incomprensibile
se non ai bambini e ai poveri,
a chi ride, felice di un niente.
ciao
raffaele ibba
Grazie!
Avere coscienza del miracolo, questo ci espone Dostoevskij. Ed è vero, sarebbe così semplice. Ma la semplicità confina con l’impossibile, e dimora al limite. E pure non c’è nulla più della memoria di quella (in)coscienza che valga per me. Non c’è nulla di maggior valore, per me, di quegli istanti in cui ho avuto il dono di essere all’altezza della morte, e di trasfigurare la morte in una gioia sconfinata. La mia Sils Maria è stata in una casa-cenobio tra alberi e rocce, e in quella visione io resto.
Grazie per questa combinazione, che mi riporta sulla pelle – di fronte alle miserie quotidiane – l’intensità di quel silenzio.
la felicita’ non e’ un problema. non e’ cosi’ difficile essere felici. e’ la gioia il vero problema, perche’ la gioia – cosi’ rara e breve – interviene sempre a ricordarci che ci aspetta la morte.
bello il tuo blog….
.. ma allora Berlusconi è uno che ha letto Dostoevskij? O gliene viene naturale?
ma allora lei proprio non vuol smettere di fascinarmi (non nel senso di farne fascine, o fascio).
Ricambio, rammentando quello che Borges fa dire a se stesso in uno dei racconti di Finzioni:
” I metafisici di Tlon non cercano la verità e nemmeno la verosimiglianza: cercano la meraviglia”.