Volete un esempio del grigiore didattico dell’Enciclica papale? Sul Sole 24Ore, il commento è affidato all’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte (di Chieti, di Vasto e di Angelo Bottone, ragion per cui girerò a don Bruno qualche suo commento). Forte, uno dei migliori teologi italiani, dice: il messaggio del testo è chiaro: Dio è amore. Messaggio semplice e drammatico. Semplice perché "va dritto al cuore della rivelazione", drammatico perché ci sono resistenze, c’è l’odio, la violenza, ci sono le falsificazioni dell’amore, ecc. (Questa tinta drammatica non c’è, nel testo papale). Poi nuovo capoverso, e mons. Forte comincia così: "E’ l’annuncio di questo ‘impossibile, possibile’ amore’". Bella e vertiginosa espressione, dal forte sapore speculativo, che però non è presa dall’Enciclica. Potenza dei PC, si può subito controllare che nel testo di impossibile non c’è proprio nulla: due volte compare la parola, per dire senza strane complicazioni che la proposta cristiana non è impossibile.
(Forte non intende ovviamente dire che l’amore cristiano è impossibile, e poi contraddirsi per dire che invece è possibile, ma neanche intende usare una mera figura retorica. Quella espressione ci dice qualcosa dell’eccesso dell’amore, che nell’esposizione papale non c’è. Ed è tutto più grigio).
(Poi Forte celebra Ratzinger finisssimo uomo di cultura, perché cita Nietzsche. Però un finissimo uomo di cultura non cita Descartes prendendo l’edizione Cousin che ha in studio, anche se è vecchia di quasi duecento anni, anche se è uscita da cent’anni una grande edizione critica (poi rinnovata). Io in verità penso che Ratzinger sia un finissimo uomo di cultura: "se ne percepisce l’eco". Ma è un’eco lontana, perché Ratzinger mi appare un uomo stanco. Determinato, colto, intelliente. E stanco).