Ecco lì, vicino al muro, una sedia di legno. E’ scheggiata. E sporca. E’ scheggiata la sedia, o è scheggiato il legno? E sporca la sedia, o è sporco il legno? Come fa ad esser sporco il legno, senza essere sporca la sedia, e come fa a essere sporca la sedia, senza essere sporco il legno?
Lì, vicino al muro, c’è lo scaffale di narrativa italiana. La narrativa italiana è in crisi? – domanda Giulio Mozzi, in Vibrisse. Che domanda anche: “Se la narrativa italiana è in crisi, è in crisi ciò che in lei è di narrativo o ciò che in lei è italiano? La crisi di cui si parla è una crisi della narrativa, individuata nel suo specifico italiano, o è una crisi dell’italianità, individuata nel suo specifico narrativo?”. Poi domanda di nuovo: “E’ in crisi l’idea stessa di narrativa italiana? E’ in crisi l’idea stessa di narrativa, in Italia? E’ in crisi l’idea stessa di italianità, nella narrativa?”
Vi sono cose italiane, che non sono narrativa, e narrative, che non sono italiane: ne viene da ciò che l’italianità e la narratività sono separabili, in modo che per esempio la narrativa italiana possa essere in crisi non in quanto è narrativa, ma in quanto è italiana, oppure che possa essere in crisi come narrativa, e non in quanto italiana? Certo, vi possono essere narrative non italiane che non sono in crisi, e si può pensare che ad essere in crisi sia invece proprio la narrativa italiana. Ma segue da ciò che la narrativa italiana è in crisi in quanto è italiana? L’Italia intera, per esempio, può essere in crisi; non così la Gran Bretagna. Ne viene da ciò che se la narrativa italiana è in crisi, è in crisi perché l’Italia è in crisi?
in crasi?